martedì 20 febbraio 2018

Il ragazzo che sognava di essere Giancarlo Siani

Giancarlo Siani
Marone racconta con gli occhi innocenti dell’infanzia il giornalista del «Mattino» che cercava la verità 

Fonte: Gigi Di Fiore da Il Mattino

Non è un libro su Giancarlo Siani, ma di sicuro Un ragazzo normale (Feltrinelli, pagine 288, euro 16,50) è anche un romanzo con Giancarlo. La figura del cronista de«Il Mattino», ucciso dai killer di una spietata mafia-camorra 33 anni fa, vista con gli occhi di Mimì. Con gli occhi di un ragazzino dodicenne del 1985. Nel quarto lavoro di Lorenzo Marone, nella sua Napoli raccontata con leggerezza e ottimismo spunta l’incubo della criminalità organizzata. Non è, come nel precedente libro Magari domani resto, solo una presenza volgare, di contaminazione estetica, che altera l’armonia e la bellezza della città, mail male tout court. Come è nelle corde della scrittura agile e lieve di Lorenzo, non traspare angoscia, ma una sensazione di guasto, disturbo, oppressione. Napoli, il quartiere Vomero, visto con gli occhi del figlio sveglio e dalle curiosità culturali del portiere del palazzo dove abitava Giancarlo. Naturalmente, è un’invenzione narrativa che rende efficace il racconto, ricco del vissuto del ragazzino con le sue infatuazioni, la sua famiglia, i suoi amici, i suoi sogni. Il «giornalista» abita in quel palazzo, agli occhi di Mimì diventa un «eroe» perché «combatte la camorra» e il padre Rosario, che legge «Il Mattino», teme che quel giovane si metta nei guai «facendo nomi e cognomi». Come eravamo 33 anni fa, come era il Vomero di chi ci è nato e lo ha vissuto. Giancarlo, per Mimì imbevuto di buoni sentimenti è come i supereroi dei suoi fumetti.
 
Un giovane speciale, che lo avvicina alla musica di Vasco Rossi, gli parla quando torna dalle sue giornate impegnative trascorse a Torre Annunziata e, dall’estate del 1985, nella sede centrale de «Il Mattino» in via Chiatamone. Come eravamo, con la rotativa nel palazzo del giornale e le copie fresche di stampa vendute dagli strilloni in piazza Vittoria. Gli occhi di Mimì sfiorati dalla storia di Giancarlo, mentre scorre la sua vita di ragazzino sognante. Il flash back sui mesi dal gennaio al settembre 1985 diventa l’oggi di Mimì cresciuto che ricorda, dinanzi al murales su Giancarlo a ridosso di Villa Maio, l’eroe che non voleva essere eroe, perché pensava di fare soltanto il suo lavoro di cronista. Quella morte assurda, dell’unico giornalista ucciso dalla camorra, segna Mimì, come ha segnato almeno due generazioni di napoletani e non. Un racconto poetico, alla maniera di Lorenzo Marone. Un omaggio a Giancarlo e agli eroi «normali» di ogni tempo.

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