mercoledì 10 gennaio 2018

Nuovo colpo dei ladri di riggiole devastata una chiesetta del ‘700


Massa Lubrense: terzo raid, nel mirino cappelle e edicole votive

Fonte: Ciriaco M. Viggiano da Il Mattino 

Massa Lubrense - Metà del pavimento divelta con un arnese in ferro, alcune mattonelle distrutte, una cinquantina sparite nel nulla: il raid messo a segno di notte nella settecentesca chiesa di Santa Maria di Mitigliano, lungo il sentiero che conduce a Punta Campanella, porta la firma dei trafficanti di antiche «riggiole» che da tempo imperversano in penisola sorrentina. Terzo episodio a Massa Lubrense, dove nel mirino dei ladri sono già finite la chiesa di Metrano e diverse edicole votive disseminate tra il centro e la frazione di Sant'Agata. Ad accorgersi del furto è stato un socio dell'Archeoclub lubrense che da anni si batte per evitare che la cappella di Mitigliano, eretta sui resti di un'abbazia benedettina e attualmente interessata da lavori al campanile, cada definitivamente in rovina. Entrato nella chiesa, l'uomo ha notato che il pavimento maiolicato era stato devastato con un piede di porco che i ladri hanno poi lasciato sul posto.
 
Dopodiché è partita la conta dei danni, al termine della quale l'Archeoclub ha accertato la sparizione di circa cinquanta mattonelle maiolicate: una ventina, di forma rettangolare, appartenenti alla cornice e altre trenta, di forma quadrata, tratte dalla parte centrale del pavimento. In più, all'esterno della chiesa sono state rinvenute 32 buste di plastica contenenti altre 200 piastrelle: segno che i ladri, dopo essere riusciti a disattivare l'impianto di allarme, sono stati probabilmente sorpresi dall'arrivo di qualche vicino. Il che ha impedito loro di completare il colpo. A limitare i danni ha contribuito pure la previdenza dei soci dell'Archeoclub e dei sacerdoti locali che mesi fa, allarmati dai continui raid ai danni di cappelle ed edicole votive lubrensi, hanno portato via da Mitigliano e riposto in un luogo sicuro una statua in tufo e una in legno raffiguranti la Madonna più un'antica acquasantiera. Resta il rammarico per la sparizione di decine di riggiole che risalgono al 1700, di autore ignoto ma di probabile produzione vietrese: oggetti diversi da quelli di fattura napoletana, firmati da Ignazio Chiaiese e rubati nel 2015 dalla chiesa di Santa Maria di Loreto a Metrano, ma comunque di discreto valore. Sul mercato nero una mattonella può valere fino a 50 euro. Ragion per cui, a Mitigliano, i «soliti ignoti» hanno ricavato un bottino di circa 2mila e 500 euro. Cifra che avrebbe superato i 12mila se i malviventi fossero riusciti a portare via tutte le piastrelle divelte. Sulla vicenda indagano ora i carabinieri della stazione di Massa Lubrense e della compagnia di Sorrento, agli ordini del capitano Marco La Rovere, insieme con gli agenti della polizia municipale: a loro il compito di dare un volto e un nome agli autori del raid di Mitigliano. Non è escluso che si tratti della stessa banda che, tra ottobre e dicembre 2015, fece sparire il pavimento della chiesa di Metrano. In quelle due circostanze le “riggiole” rubate furono più di mille, per un valore di oltre 60mila euro. Senza dimenticare che a Massa, nel corso del tempo, i ladri di mattonelle non hanno risparmiato nemmeno le edicole votive come quella di San Giuseppe, nella zona della Villarca, e quella della Madonna del Carmine in via Canale, nella frazione collinare di Sant'Agata. Al momento, l'ipotesi più concreta è che si tratti di furti su commissione. Dietro i raid potrebbe celarsi qualche «appassionato d'arte» pronto a tutto pur di abbellire la sua abitazione con pezzi pregiati come le piastrelle maiolicate delle chiese di Massa. Di qui l'appello di Stefano Ruocco, numero uno dell'Archeoclub lubrense, che a luglio 2016 accompagnò l'ex presidente del Consiglio dei ministri Romano Prodi in visita nella cappella di Mitigliano: «Ormai la nostra cittadina è sotto assedio e ogni furto provoca un danno incalcolabile alla comunità. Bisogna rapidamente assicurare alla giustizia i responsabili di questi vergognosi episodi. Altrimenti il patrimonio culturale locale continuerà a essere depauperato».

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