giovedì 11 gennaio 2018

Il cambiamento nelle liste Pd non si vede

Fonte: Aurelio Musi da La Repubblica Napoli

Se vengono confermate, le anticipazioni sui candidati capilista del Partito democratico in Campania attestano un dato desolante, peraltro già ampiamente noto: nella nostra regione la seconda o la terza Repubblica, come dir si voglia, non è mai decollata. Ossia: il processo di rinnovamento, sperimentato almeno come progetto a livello nazionale, qui, alla periferia del sistema politico, non si è proprio messo in moto. I tre nomi che circolano Matteo Renzi in uno dei due collegi senatoriali, Claudio De Vincenti nell'altro. Paolo Siani alla Camera escludono totalmente, infatti, qualsiasi personalità rappresentativa della classe dirigente locale sia a livello di partito sia a livello di istituzioni. Renzi rappresenta l'ultima spiaggia per il Pd. Dal baratro in cui è precipitato e del quale sono state eloquente spia, congiunture testimoni per una crisi strutturale, le primarie confuse e fallite come strumento di effettiva partecipazione democratica, il Pd regionale tenta di uscire facendo ricorso al leader nazionale. Con Renzi si gioca tutto. Egli rappresenta la classe dirigente di riserva in una regione in cui la nuova non è mai nata. Dovrebbe essere il simbolo di quell' "anno zero" di cui ha scritto su questo giornale Stefano Folli: la speranza di una ripartenza, la fuoruscita da una condizione di stallo, di separazione totale dalla realtà sociale dei territori, di completa identificazione della battaglia politica con la guerra di fazioni tra signori delle tessere e del voto.
 
Ma Renzi non rappresenta una scommessa sul cavallo sicuramente vincente. Gode certo del consenso di quella parte di elettorato convinta dalla logica del "voto utile", l'unico capace di fermare l'onda populista di destra e di sinistra, di bloccare la preoccupante ascesa della coppia Berlusconi-Salvini e la demagogia dei 5stelle. Ma sconta, altresì, l'opposizione di tutti coloro - e non sono pochi in Campania che hanno decretato la vittoria referendaria del No e che coltivano, grazie anche ad una forte personalizzazione della propaganda elettorale, una vera e propria antipatia viscerale per il leader. Rappresentante della classe dirigente di riserva è anche De Vincenti. Con questa candidatura si punta su un'altra scommessa: l'effetto-buon governo in Campania. La regione sta effettivamente muovendo alcuni passi verso un più significativo sviluppo economico proprio grazie all'intervento governativo dall'alto. Conferma, da tale punto di vista, un dato storico: il protagonismo, cioè, delle istituzioni centrali e dei suoi interventi politici come motore di sviluppo rispetto al modus operandi delle forze economiche, sociali e politiche locali. Quanto al terzo candidato. Paolo Siani, ci troviamo in presenza di una proposta dalla doppia valenza: positiva e negativa. Positiva, perché la personalità di Siani è un simbolo forte ed efficace di valori come quelli di legalità, giustizia, bene pubblico, pressoché assenti nelle piattaforme programmatiche dei partiti, tutti chiusi in schemi e giochi di potere che il comune elettore stenta ad accettare, lontani come sono dalla sua sensibilità e, soprattutto, dalla capacità di rappresentarne i reali interessi. Valenza negativa perché testimonia ulteriormente dell'assenza in Campania di buoni professionisti politici, provenienti dalle file di partito, in grado di coniugare competenza, esperienza, onestà e capacità di buon governo.

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