mercoledì 15 novembre 2017

Bocciato il ricorso di Oddati, si vota

Nicola Oddati
La commissione di garanzia delibera il congresso «a rate». Sabato si torna alle urne nei 28 circoli «ribelli». Giovedì prossimo il nuovo segretario

Quando uno pensa di averle viste tutte, arriva anche il congresso a rate. Congelato (come le schede di domenica scorsa) fino a tarda sera a causa del ricorso che Nicola Oddati presenta m commissione di garanzia provinciale. E che viene bocciato, in tarda serata, sul gruppo whatsapp della commissione. «Se hanno deciso di essere i padroni del partito devono sapere che non ci rassegneremo — Oddati a caldo, dopo una giornata di tira e molla —. Abbiamo sopportato fin troppi soprusi ora basta, abbiamo cercato il dialogo, ma siamo di fronte a un imbroglio organizzato e non permetteremo che avvenga». Alla fine la commissione delibera anche di andare avanti, seppur a singhiozzo. I circoli «che non hanno potuto espletare — si legge — gli adempimenti previsti dal regolamento per l'elezione del segretario metropolitano, dovranno e potranno farlo con le seguenti modalità: apertura del congresso nel giorno 17 novembre 2017 per il dibattito, operazioni di voto nel giorno 18 novembre 2017 dalle ore 8 alle 13, consegna dei plichi sigillati presso la federazione entro le 16 dello stesso giorno». Per evitare che qualcuno si «ribelli» nuovamente vengono anche scelti dei garanti per ognuno dei 28 circoli e infine viene fissata anche la data per l'assemblea che proclamerà il vincitore: giovedì prossimo. Insomma si va alla guerra.
 
Tutti i tentativi di mediazione, le trattative, le ipotesi più fantasiose saltano nel momento in cui la commissione decide di proseguire. Nicola Oddati, come promesso d'altronde, formalizza il ricorso. Telefonate concitate sull'asse via Toledo-Nazareno: il ricorso ha la priorità assoluta su tutto. «Il congresso non è valido — dice Oddati nel pomeriggio prima della bocciatura —. Avevo detto che avrei presentato ricorso e l'ho fatto. Quando anche le commissioni regionale e nazionale si pronunceranno, solo allora mi rivolgerò, se non lo accoglieranno, al giudice ordinario e chiederò anche il risarcimento danni. E non è detto che non decidiamo anche di fare una class action degli iscritti 2017 che non hanno potuto votare». La guerra è guerra. E il risultato, per ora, è che un segretario non c'è. Il congresso va avanti a rate. E un pezzo di partito (orfiniani in testa) vuole il commissariamento. Checché ne dica Vincenzo De Luca. Ï governatore, infatti, ieri è corso a smentire un suo interesse diretto in questa vicenda. Praticamente s'è dissociato pubblicamente, per evitare che questo pasticcio (e un'eventuale sconfitta) sia imputato a lui e anche per tirare dentro Matteo Renzi. «Mi ero mosso nelle scorse settimane, su richiesta di diversi esponenti del Pd, per svolgere una funzione di garanzia. Ho lavorato andando oltre logiche vecchie e inaccettabili (ex Ds contro ex Margherita), andando oltre tutte le ipotesi nominative che erano in campo». E si riferisce a Pasquale Granata che, dice, «ha condiviso con Renzi». E conclude: «Rinnovo fortemente la richiesta a non associare più il mio nome alle vicende e ai nomi che riguardano il Pd di Napoli. La mia funzione era e rimane di garanzia, interessata solo a processi unitari e soprattutto al rilancio di iniziative nella società». Insomma, col congresso più antìdeluchiano da una parte e delucidano dall'altra della storia napoletana, De Luca non vuole avere più nulla a che fare. (Fonte: SS. da Il Corriere del Mezzogiorno)

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