lunedì 13 novembre 2017

Antonio Stefanizzi compie 100 anni

Antonio Stefanizzi
Studiò a Vico Equense nel Collegio “Sozi Carafa” e in America e diresse dal 1953 al 1967 la Radio Vaticana 

di Salvatore Ferraro 

Vico Equense - Una ventina di anni fa, nel ritornare dal Liceo classico di Castellammare di Stabia a Vico Equense, all’uscita dalla galleria Pozzano-Seiano intravidi da lontano un signore, che sulla sinistra, avanzando lentamente, osservava il vallone del Rivo d’Arco e la Punta Scutolo ricoperta di ulivi. Riconobbi subito Padre Antonio Stefanizzi, che era giunto da Roma per rivedere, dopo moltissimi anni, i luoghi in cui aveva trascorso la sua giovinezza. L’avevo incontrato molti anni prima in Piazza San Pietro, mentre si accingeva a partire per gli Stati Uniti e, pertanto, mi ripromettevo di salutarlo a Vico Equense il giorno successivo, ma era già ripartito per Roma. Antonio Stefanizzi, originario della Puglia (Matino), è nato il 18 settembre 1917, cento anni fa, e per tale felice evento l’ho chiamato telefonicamente nella sua residenza di Roma, ricordandogli che era entrato nella Compagnia di Gesù a Vico Equense il 1° ottobre del 1932, ordinato il 7 luglio 1946 (dopo 14 anni di studio) e confermato definitivamente il 2 febbraio 1951, quando io frequentavo il IV ginnasio al Liceo classico di Meta di Sorrento. Durante una breve conversazione, data la sua età, gli ho chiesto di ricordarmi com’era Vico Equense negli anni ‘30/’40. Mi ha detto che il paese era allora assai tranquillo e suggestivo, a dimensione d’uomo e non aveva ancora subìto l’eccessiva espansione edilizia.
 
Il sabato, e spesso la domenica, i giovani studenti (“apostolini”) raggiungevano al pomeriggio le varie borgate di Vico Equense (Bonea, Massaquano, Moiano, Seiano, ...) per diffondere alle nuove generazioni, in particolare, il messaggio evangelico; altre volte, sempre a piedi, raggiungevano per antiche mulattiere il Faito o le ridenti spiagge, non ancora invase dai vacanzieri di oggi. Per lo più con una barchetta si dirigevano dal molo della Marina di Vico alla spiaggetta antistante lo scoglio della Tartaruga. Gli ho chiesto altre notizie sul Papa Pio XII e sulla sua gestione della Radio Vaticana, ma mi ha dichiarato che sulla sua prestigiosa attività aveva deciso di non parlare da vari anni, al che gli feci notare con garbo che lui aveva lavorato a lungo, secondo l’antico motto della Compagnia di Gesù , “ad maiorem Dei gloriam”! . Papa Francesco gli ha inviato un telegramma a firma del cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, in cui ha ricordato i “tanti anni di feconda esistenza e di generoso ministero” prestato alla guida della Radio Vaticana ed ha manifestato con “gratitudine la sollecita e competente opera” svolta al servizio della Santa Sede, specialmente nell’àmbito dei mezzi di comunicazione sociale”. Anche mons. Lucio Adrian Ruiz, segretario della Segreteria per la Comunicazione, si è recato in visita da Padre Stefanizzi per portargli un affettuoso saluto a nome del Prefetto del Dicastero, mons. Dario Edoardo Viganò, e di tutti i dipendenti. Nel donargli un’icona mariana, mons. Ruiz ha voluto ringraziare il religioso per il servizio reso alla Santa Sede durante gli anni trascorsi alla Radio Vaticana (dal 1953 al 1967) e in particolare per la visione all’avanguardia della comunicazione, che ha permesso al messaggio dei Pontefici di essere diffuso tempestivamente nel mondo e all’informazione vaticana di essere al passo con i tempi. Da parte sua padre Stefanizzi, longevo ed assai lucido, come ho potuto sperimentare in questa breve ed affettuosa telefonata, ha espresso la propria gioia per il servizio prestato e la vicinanza alla Segreteria per la Comunicazione nel suo impegno di rinnovamento della comunicazione della Santa Sede per la Chiesa. Padre Stefanizzi, è bene ricordarlo, ha percorso con intelligenza e professionalità tutto il Novecento, dalla Prima Guerra Mondiale a Papa Bergoglio. Dopo gli intensi studi svolti a Vico Equense, a quasi trent’anni (nel 1946) diventa padre gesuita e successivamente raggiunge importanti tappe accademiche. Frequenta tra l’altro un corso di perfezionamento in fisica nell’Ateneo dei Gesuiti, la Fordham University di New York, dove sotto la direzione del premio Nobel Victor Franz Hess (1883-1964), lo scopritore dei raggi cosmici (1936), collaborò ad un importante esperimento sull’acqua piovana e la relativa scoperta di alcune particelle. Come ha ricordato al giornalista Filippo Rizzi, il giovane gesuita raccolse personalmente con un imbuto per le vie di New York vari campioni d’acqua ed i risultati di quella ricerca a cui aveva collaborato finirono a firma sua, e non di Hess, su un’importante rivista scientifica internazionale. Nel 1953, all’età di 35 anni, venne nominato direttore della Radio Vaticana (che era stata progettata per la prima al mondo nel 1931 da Guglielmo Marconi con l’appoggio di Pio XI). Per 14 anni (dal 1953 al 1967) Padre Stefanizzi ha lavorato strettamente con grandi Papi: Pio XII(1939-1958), Giovanni XXIII (1958-1963) e Paolo VI (1963-1978). Prima che i Papi si affacciassero dalla loggia della Basilica di San Pietro, compariva l’austera e cordiale figura di Padre Stefanizzi, che porgeva il microfono ai tre Papi, e noi giovani di Vico Equense assistevamo alle prime riprese radiotelevisive con un certo compiacimento. I tre Papi erano molto diversi tra di loro: Pio XII si imponeva per la sua figura ieratica, Giovanni XXIII era carismatico, Paolo VI incoraggiava il dialogo ecumenico. Il giovane gesuita si trovò a lavorare subito con Pio XII, che incuteva un certo rispetto e timore: era molto esigente e voleva che i radiomessaggi fossero perfetti e curati. Gli diceva il Papa: “Padre Stefanizzi, lo dobbiamo fare non per noi, ma per la storia”. Invece con Giovanni XXIII il rapporto cambiò profondamente, così pure lo stile dei suoi radiomessaggi (vedi l’episodio di Cuba del 1962). Durante il Concilio Ecumenico Vaticano II (1962-1965), iniziato da Giovanni XXIII e concluso da Paolo VI, padre Stefanizzi in veste di tecnico partecipò alla Commissione preparatoria e gest personalmente il rinnovamento dell’impianto elettroacustico della Basilica di San Pietro. Paolo VI, attentissimo e scrupoloso, ricorda padre Stefanizzi, seguiva tutte le discussioni in latino dei padri conciliari attraverso un trasmettitore ed un cavo, messi a disposizione dai tecnici della Radio Vaticana, che arrivava nella sua abitazione. Dal 1967 al 1973 Stefanizzi fu nominato direttore della parte tecnica della Radio Vaticana e nacque Radio Veritas , una grande emittente situata a Manila (nelle Filippine) per la diffusione di programmi in varie lingue per tutto il continente asiatico. Nel 1997 fu chiamato a far parte del Collegio degli scrittori de La Civiltà Cattolica , una famosa rivista, fondata a Napoli e diretta ancora oggi dai Padri Gesuiti nel corso di 168 anni. Stefanizzi, per giudizio unanime, è stato l’ultimo testimone, quasi un solitario epigono, di una singolare generazione di gesuiti. “Penso in particolare, in questo momento, ha rilevato, ai padri fondatori, insieme a Guglielmo Marconi, Giuseppe Gianfranceschi e Filippo Soccorsi”, che rese grande e universale, in senso propriamente cattolico, - attraverso la trasmissione delle onde medie e corte – la Radio Vaticana. Umile e garbato, con grande spirito di servizio ai Papi, con la sua profonda preparazione umanistica e scientifica, iniziata a Vico Equense e perfezionata all’estero, quale terzo direttore, ha lavorato con 5 Papi ed ha contribuito, in modo determinante, al rinnovamento, potenziamento e successo mondiale della Radio Vaticana, permettendo ai Papi ed a tanti collaboratori di trasmettere a tutte le nazioni, in varie lingue, il messaggio evangelico della Chiesa cattolica.

Nessun commento: