domenica 20 agosto 2017

I buchi nella linea di comando che azzoppano la lotta al fuoco

La rabbia dei sindaci: competenze spezzatino e prevenzione zero 

Fonte: Nello Fontanella da Il Mattino 

Con le fiamme che da giorni stanno distruggendo ettari ed ettari di bosco in Campania, divampano anche le polemiche. Forti. Che, come gli incendi, non accennano a spegnersi. Un rimpallo di accuse che arrivano, inevitabilmente, dai sindaci delle località maggiormente colpite dal fuoco: da Vico Equense a Monte di Procida, da Malori ad Amalfi ci si lamenta di soccorsi m ritardo, pochi mezzi e uomini m campo, coordinamento precario. A cominciare dal Faito, dove sembra drammaticamente sfuggito al controllo l'incendio che da Ferragosto sta mettendo in ginocchio l'intera comunità montana e quella del centro di Vico Equense. Non a caso il primo grido d'allarme è arrivato proprio da qui dal sindaco Andrea Buonocore. «Gli aiuti sono insufficienti. I mezzi aerei sono pochi, lo sto ripetendo da venti giorni che manca un coordinamento tra chi deve fronteggiare queste emergenze e la conseguenza è che la montagna continua bruciare», ha accusato il primo cittadino di Vico Equense. Dopo lo sfregio del Vesuvio, la lezione non è bastata. E la guerra non risparmia nulla e nessuno. Patrimonio boschivo, flora, fauna. Insediamenti abitativi. Il coordinamento. Obiettivamente manca. Gli enti che devono occuparsi degli incendi non si parlano, e questo dilata i tempi di intervento. La ragione? Sta tutta nello spezzatino di competenze, distribuite in applicazione della riforma Madia e della soppressione del Corpo Forestale dello Stato, confluito nell'Arma dei carabinieri.
 
Oggi in molti sostengono che la fusione è avvenuta in modo avventato e senza le dovute pianificazioni. Ad oggi mancano i decreti attuativi, i mezzi in dotazione ai Forestali sono stati spalmati tra vigili del fuoco e carabinieri in modo ancora approssimativo. Il cambio in corsa, alla vigilia di un'estate che si sta rivelando fra le più calde degli ultimi decenni, non ha favorito l'organizzazione dei soccorsi. «I mezzi aerei - dice il solito Buonocore - hanno operato incessantemente fino alle 14. Poi sono dovuti andare via, per l'emergenza incendi scoppiata ad Agerola. Dopo qualche ora è arrivato il Canadair con un altro elicottero. Le attività sono state intense ma, come sempre, l'assenza di coordinamento genera tempi morti improponibili in situazioni di emergenza». Le competenze. Procediamo però per ordine. La legge quadro del 2000 in materia di incendi boschivi affida alle Regioni la lotta con squadre di uomini a terra e con il concorso dei mezzi aerei locali per lo spegnimento. Ma, soprattutto, da alle Regioni la competenza per i piani di previsione e prevenzione. Piani indispensabili ai fini delle individuazioni delle aree a maggiore rischio incendio e per l'attuazione dei piani per la mitigazione del rischio. Con l'avvento della legge Madia la competenza per la lotta agli incendi e il coordinamento, nonché per l'intervento con mezzi aerei passa ai Vigili del fuoco. Con l'esclusione assoluta del Corpo forestale dello Stato, confluito nei Carabinieri, dalle operazioni. In pratica viene a mancare il coordinamento da parte degli ex forestali, oggi carabinieri del comando unità tutela forestale, ambientale e agroalimentare. Con il conseguente dilatamento degli interventi. Soprattutto da parte dei «DOS», i direttori operazioni spegnimento che devono coordinare il lavoro di tutti gli enti all'opera sugli incendi. Oggi questa funzione è m capo a funzionari regionali oppure ai vigili del fuoco. Che spesso non conoscono il territorio ne gli uomini in azione. Ai forestali-carabinieri resta oggi solo la competenza sulle attività d'indagine. Operazioni che vengono solo dopo che il fuoco ha attraversato l'area. Prima della riforma il funzionario, nei ranghi del Corpo forestale, aveva competenza esclusiva di coordinamento di tutte le attività di spegnimento sia a terra che involo con immediatezza d'intervento, essendo la presenza del Corpo forestale abbastanza capillare sul territorio. E soprattutto con una vasta conoscenza delle aree. Oggi il coordinamento delle operazioni di spegnimento da terra è competenza regionale, quello delle operazioni aeree è affidato ai vigili del fuoco. L'integrazione di fatto non avviene mai Fino all'anno scorso per spegnere i roghi venivano usati anche gli elicotteri AB412 del soppresso Corpo Forestale, che oggi sono stati affidati ai Carabinieri e non utilizzati in compiti antincendio. All'Arma sono stati assegnati anche 8 elicotteri NH500D ad immatricolazione civile, idonei all'antincendio ma attualmente fermi perché devono essere riconverti con immatricolazione militare. La Protezione civile. A luglio, nel pieno dell'emergenza Vesuvio, l'abbandono del consulente del governatore De Luca in materia di protezione civile, Nello DiNardo. «Molti - dice oggi l'ex politico Idv - hanno pensato a una polemica politica, ma non lo era. Per me, semplicemente, protezione civile non è e non può essere solo gestione dell'emergenza, ma soprattutto previsione e prevenzione: in una regione come la nostra, dove non ci manca nessun tipo di rischio, l'assenza di questi due passaggi preliminari non ce la possiamo permettere. Se avessimo messo in atto i piani di previsione e prevenzione avremmo risparmiato circa il 70% di quanto spendiamo ora in attività di emergenza, per non parlare del patrimonio naturalistico che rischiamo di perdere per sempre». È un mantra ripetuto dagli operai forestali, quei pochi che sono sopravvissuti dopo l'accorpamento delle comunità montane e l'inserimento nelle piante organiche dei Comuni e delle Regioni. «La lotta al fuoco - dicono si combatte soprattutto con l'attuazione dei piani di previsione e prevenzione». Manutenzione, pulizia del sottobosco, controllo assiduo e creazione di canaletti tagliafuoco. Così si opera in montagna e nelle foreste regionali. Non sul Faito, che è montagna di proprietà per metà della Regione e per metà della Città metropolitana. Il sottobosco, lì, non si pulisce da almeno vent'anni. «Purtroppo - dicono gli operai - siamo sempre meno e non c'è ricambio». Mezzi e piani. Dalla Regione fanno però sapere che la Campania è l'unica regione ad aver finanziato la redazione di piani di emergenza a tutti i Comuni e ad aver distribuito mezzi a diversi Comuni e associazioni di volontariato, oltre che ai Vigili del fuoco. D'altronde, si ricorda, sono i Comuni e dunque i sindaci i responsabili della Protezione civile sul territorio. Non ha trovato smentita, in ogni caso, la notizia secondo cui in provincia di Caserta gli uomini della protezione civile regionale e della Sma - società partecipata della Regione che si occupa dei lavori e dell'anticendio boschivo - sarebbero intervenuti con mezzi inadeguati poiché quelli antincendio sarebbero tutti fermi perché guasti. Polemica rilanciata dal presidente della speciale Commissione sulla Terra dei Fuochi Giampiero Zinzi che pure in audizione aveva sentito, qualche mese fa, Nello Di Nardo sui piani di previsione e prevenzione. Oggi dopo lo strappo di Di Nardo la Campania non ha un referente politico in materia di protezione civile; il dipartimento è affidato a Massimo Pinto, mentre la sala operativa è coordinata da Luca Acunzo. Ma a loro spetta il coordinamento dei soli mezzi aerei regionali, sette in tutto, e degli operai distribuiti sul territorio; il coordinamento dei mezzi aerei nazionali Canadair, elicotteri S64 ed elicotteri AB412 - spetta al Coau (centro operativo unificato aereo) sulla base delle necessità che si verificano in tutta Italia. disastro. Intanto mezza Campania continua a bruciare. Ad oggi sono quasi duemila gli ettari di bosco andati m fumo. E si tratta di una stima approssimativa. Bruciano piante secolari, bruciano specie protette, muoiono animali. Il rombo degli elicotteri e una triste pioggia di cenere accompagnano la vita di chi abita alle pendici del monte. Non basta dare la colpa al caldo e alla siccità.

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