lunedì 17 luglio 2017

'Na tazzulella 'e cafè

Femminicidio 

di Filomena Baratto 

Vico Equense - E’ una formula matematica: al tuo rifiuto, io ti uccido. La donna decide di separarsi e l’uomo la punisce con la morte. Da troppo tempo sentiamo storie del genere, ancora oggi l’uomo si comporta come un bambino che grida sempre : “Al lupo, al lupo!”. Uccidere la persona amata è come dire di non averla mai amata. E cosa sarà perderla per sempre se lei si è permessa di contraddirlo? La regola è: “Se non vuoi stare più con me, non starai più con nessun altro”. L’uomo giudice della donna, della sua libertà, del suo pensiero, del suo bene, come nel Medioevo. Non sopporta di dipendere dal suo amore e che lei sia l’artefice della sua infelicità. Si è armato e mascherato meglio proprio dietro i diritti a favore della donna. E’ come dire: “Ti elevo a regina ma sono io il tuo protettore”, intendendo che “anche un respiro lo devi a me”. Fino a quando continuiamo a vedere veline, e le new entry di oggi, le “ombrelline”, tante donne immagine che fungono da cornice, tanta bellezza osannata per poi ucciderla, il mondo sarà degli uomini e la donna sarà sempre la sua appendice. Un gap mentale questo da combattere con tutti i mezzi, in una guerra più culturale che di campo, dove non si contrasta solo l’uomo, ma tutte quelle consorterie che nei secoli hanno guidato e rafforzato il genere maschile. Storia, Chiesa, Politica hanno sempre messo da parte la donna come elemento disturbatore al loro agire radicando nell’uomo quella matrice che oggi emerge col delitto facile. E se il problema resta alla donna è lei che dovrà combatterlo, magari declinando da ora in poi un mondo al femminile per riappropriarsi di tutto quello che nei secoli le è stato tolto facendole credere che non le spettasse.

Nessun commento: