sabato 15 luglio 2017

Il racconto. «Il vulcano lo brucia chi lo vive e lo conosce»

Fonte: Claudio Pappaianni da Il Corriere del Mezzogiorno

«Il vulcano lo brucia chi lo vive e lo conosce». Alfredo è un addetto ai lavori incontrato sul campo a spegnere le fiamme nei giorni più duri di questa guerra sul Vulcano. Il nome è di fantasia, perché lui è uno che sa. E ha paura. Ma parla: «Nessun altro può innescare otto roghi cosi e tornare sano e salvo indietro. Impossibile», aggiunge. «Prendi la Valle dell'Inferno: per arrivarci ci vogliono due ore di cammino a piedi se parti da Ottaviano. Per andare e, dunque, anche per scappare se inneschi un rogo. Altro che gatti: avremmo trovato carcasse umane se ci fosse andato un improvvisato», spiega. «E sono pochi quelli che sappiano come si può arrivare fin lassù con auto o un quod e scappare nuovamente in dieci minuti. Pochissimi», chiosa. Il racconto di Alfredo disegna di fatto l'identikit di chi ha messo in piedi il piano criminale che ha distratto 100 ettari di macchia mediterranea. Il «ricatto», come ipotizzano gli inquirenti e anticipato ieri dal Corriere del Mezzogiorno. Le immagini delle telecamere di sorveglianza attive in alcuni punti del Parco Nazionale potrebbero aiutare, forse addirittura chiudere il cerchio. Anche se, nell'ipotesi sempre più accreditata che ad agire sia stato qualcuno che conosca quei luoghi come le stanze di casa sua, questi abbiano evitato le zone monitorate dal Grande Fratello vesuviano . E se non aiuta la tecnologia, l'uomo non ha visto. Almeno quelli impegnati sul campo quotidianamente. Dai dipendenti del Parco Nazionale a una ventina di lavoratori stagionali pagati dalla Città Metropolitana di Napoli con contratti annuali.
 
Precari, con contratti che di fatto dipendono dagli incendi e che si sono pure visti ridurre le spettanze ne gli ultimi anni. Eppure, i primi a giungere e intervenire nelle prime ore delle fiamme sono stati loro. Una catena infinita, quella del fronte antincendio campano. Che parte dalla Regione, sdoppiata su due assessorati, e arriva fino appunto a ex Province e alla Città Metropolitana di Napoli, passando per un paio di società partecipate. Una Babele che ha generato il cortocircuito delle prime ore. Operazioni lente, quasi ai limiti dell'improvvisazione, che sono suonati strani in una Regione che per anni ha affrontato più che egregiamente il suo compito sul fronte antincendio collezionando anche encomi. Spente le fiamme , si scopre che la Regione Campania non ha ancora il Piano antincendio boschivo 2017. Non un inutile tomo ma la Bibbia degli interventi e delle responsabilità, anche delle gerarchie. «In attesa dell'approvazione ci dicono che vige ancora quello dell'anno scorso» ci dice la nostra fonte. E basta sfogliarlo l'ultimo Piano disponibile e scaduto per capire cosa e perché non abbia funzionato in questi giorni: «Operano presso la Soup Regionale personale dell'uod "Foreste", della Sma Campania e del Corpo Forestale dello Stato», si legge. Peccato che il Corpo Forestale non esista più, che il ruolo della Sma Campania come braccio operativo rodato negli anni sia stato ridimensionato e soprattutto che in Regione Campania quel che faceva l'unità operativa Foreste sia passato in seno alla Protezione Civile regionale. Appena un mese fa, senza che la macchina fosse rodata. E mentre si consumava il passaggio di consegne, non indolore e non senza conseguenze, tra gli assessorati regionali dell'Agricoltura e dell'Ambiente, c'era chi lavorava per arricchire la pattuglia dell'antincendio regionale di nuovi protagonisti. Con due delibere, una del 30 gennaio e una dell'n aprile, la Regione Campania varava un ambizioso progetto da 45 milioni per ripulire le strade dai rifiuti abbandonati e dalle sterpaglie anche al fine di limitare i roghi. Si chiama «Campania Più». Su quelle aree, prima per buona parte monitorate dalla Sma Campania, società in house della Regione, avrebbero operato un migliaio di lavoratori. Tutti disoccupati di lungo corso, reinseriti nel mondo del lavoro a 1000 euro al mese. Ma qualcosa non è andato per il verso giusto. Il progetto non è più partito e gli animi si sono surriscaldati. Anche quello di De Luca, che nell'ormai famigerato e colorito scontro verbale con un disoccupato che gira da un mese sul web non a caso sottolinea come debba «risolvere altri problemi: tengo i Bros della Madonna che stanno da vent'anni». E proprio quando divampava la polemica, ironia della sorte sono cominciate ad andare a fuoco proprio alcune delle aree comprese in quel progetto, intanto lasciate sguarnite anche dagli uomini Sma dirottati altrove. Coincidenze, ovviamente. Le coincidenze del calore.

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