giovedì 27 luglio 2017

Hotel Sporting: se ci credi i sogni si realizzano!

Intervista a Raffaele Amuro proprietario dell'Hotel Sporting di Vico Equense

di Antonio D'Amore 

Vico Equense - Ci sono luoghi che sembrano nati o disegnati per ricreare emozioni indimenticabili. Ma non basta solo questo, serve un uomo che con un ampio sorriso ed una lunga “visione” sappia ottimizzare il tutto e tracciare le strade future. Così ho conosciuto Raffaele Amuro, proprietario dello splendido Hotel Sporting ubicato nell’incantevole scenario della costiera sorrentina, precisamente in una città storica che porta il nome di “Vico Equense”. Raffaele ha il sorriso e lo sguardo dell’esperienza, ha il carisma di chi sa come fare le cose e i valori antichi di un tempo. Quando hai rilevato lo Sporting Raffaele e, soprattutto, da cosa nasce una sfida così complicata? Era il 1999, avevo notato questo posto e me ne sono innamorato. Certo versava in condizioni pietose e molti mi dicevano che solo un “pazzo” come me poteva pensare di concludere un’operazione del genere. Io, Antonio, mi sono fermato alla prima terrazza, quella dalla quale si può vedere tutto il Golfo di Napoli ma anche una parte di Vico. Mi sono detto: “non ho bisogno di controllare altro”. Dentro di me avevo capito le possibilità che poteva avere lo Sporting in prospettiva futura, ho pensato “questo luogo è magico”. Pensa, l’ascensore che metteva in comunicazione la hall con la spiaggia, attraverso la roccia, non funzionava quindi l’accesso era negato e non mi ero neanche reso conto di quale fosse la situazione relativa alla struttura che abbracciava il mare. Quali sono i primi passi che hai mosso? Ho voluto da subito gestire io in prima persona; non ho mai creduto che terziarizzare le attività sia una cosa positiva. Siccome la struttura ha anche una spiaggia privata, bar e ristoranti, ho deciso di avere il controllo in modo da poter capire, a breve termine, quali erano le nostre potenzialità, le opportunità ma anche le minacce ed i punti deboli.


E’ palese, nella tua struttura, la scelta e la cura del personale. Possiamo dire che l’investimento nella formazione è un’altra cosa a cui tieni molto? Ogni mio collaboratore è scelto per le competenze che ha. La mia esperienza mi aiuta molto in questo, ritengo che oggi sia opportuno dare qualità ai nostri clienti e per fare questo i miei collaboratori devono essere perfetti; loro sono una parte fondamentale dell’Hotel Sporting. Raffaele, raccontami delle tue “radici”. Devo tanto ai miei genitori. Mio padre era impiegato delle Circumvesuviana, mia mamma casalinga ma per sbarcare il lunario faceva dei lavoretti come sarta. Mio padre mi ha trasmesso l’onestà e la sincerità, per me questi rappresentano i valori più importanti che ho ereditato. Insomma, non avevo soldi, ma tante emozioni! La tua nascita imprenditoriale deriva da qualche precedente oppure l’hai acquisita sul campo? Nessuno mi ha insegnato “come fare l’imprenditore”; come ti dicevo i miei genitori tutto erano tranne che orientati a fare impresa, però a me piace provare e sperimentare. La mia mentalità è quella di avere una “visione futura” fatta di piccoli passi, con investimenti mirati e oculati. Oggi qualsiasi cosa faccio è studiata, questo mi ha portato ad avere una grande “credibilità” tra i miei fornitori. Nessuno ha avanzato mai una lamentela, anzi appena mi sentono sono tutti disponibili. Parliamo un po’ del futuro, ho visto che molte cose stai già sperimentandole come la cucina, ma quali sono i prossimi “step” per Raffaele Amuro? La cucina dell’Hotel Sporting nasce tradizionale. Ma ho voluto fortemente che mio nipote, Michele Esposito, chef di fama internazionale, fosse presente nella mia struttura portando anche un “sapore” sperimentale. E’ nata così, in parallelo alla tradizione culinaria che da sempre rappresenta il nostro fiore all’occhiello, anche la cucina “gourmet”. Devo dirti che la cosa piace e sta funzionando; come tutte le cose sperimentali abbisogna di tempo, ma a noi quello non manca. Per quanto riguarda invece l’albergo che è un quattro stelle, mi piacerebbe crescere in “qualità” e magari avere anche un target leggermente diverso. La struttura attualmente funziona al 50-60% delle sue potenzialità e quindi ha ancora un ampio margine di sviluppo. Bisogna lavorare sui particolari, sono quelli che ne lungo periodo fanno la differenza. Mi piacerebbe, poi, realizzare una piccola cantina di vini con degustazioni. Sono aperto a nuove idee, dico sempre ai miei collaboratori di dirmi cosa pensano, poi vanno studiate, selezionate e con calma dobbiamo cercare di realizzarle. Infine, Antonio, lasciami spendere una parola su mia moglie Maria Rosaria, gran parte delle cose che sono riuscito a realizzare lo devo a lei; mi ha seguito in tutto!

Nessun commento: