mercoledì 26 luglio 2017

Da Capanna a Sgarbi: la trincea dei privilegiati

«Se toccano i nostri diritti acquisiti presto colpiranno tutti i pensionati» 

Fonte: Marco Esposito da Il Mattino 

«Se toccano i nostri diritti acquisiti presto colpiranno tutti i pensionati» Da Capanna a Mastella, da Sgarbi a Pomicino: la difesa degli ex deputati Marco Esposito II parlamentare che difende i vitalizi si aggrappa a due argomenti. Il primo è sfacciato: «Ce li meritiamo». Il secondo è subdolo; «Attenti, se toccano i nostri diritti acquisiti, prima o poi colpiranno tutti voi». Il lucano Angelo Sanza, eletto per dieci volte alla Camera, si sente un Cattaneo mancato per colpa della passione politica e quindi ritiene il ricco vitalizio un minimo compenso per la mancata liquidazione milionaria da top manager che già si sentiva in tasca. «Quando mi sono candidato per la prima volta - raccontava ieri passeggiando da ex per il Transatlantico - rinunciai a un contratto con una multinazionale, la Esso, che mi avrebbe portato negli Stati Uniti, e mi avrebbe fatto fare una carriera simile a quella che oggi ha avuto, per esempio Flavio Cattaneo. Io ho fatto la scelta di servire nelle istituzioni e oggi vedo che il mio Paese da una buonuscita di 25 milioni a un manager come Cattaneo senza batter ciglio, mentre chi è stato impegnato nelle istituzioni viene quasi inseguito. Questo è un genere di populismo che porta al limite della tenuta democratica». Quasi isterica di fronte all'ipotesi di taglio la reazione dell'ex deputato emiliano Enzo Raisi: «Ringrazio il mio Paese ho solo fatto male a fare politica e a non rubare». Al fronte «sono soldi che meritiamo» sono iscritti ex deputati molto noti, che non temono di sfidare l'impopolarità.
 
Come Vittorio Sgarbi, che è diventato personaggio proprio per il suo apparire sempre controcorrente: «Io sono felice di prendere 9mila euro al mese - ha ammesso, intervistato dalla Zanzara - me li merito anche. Ho fatto molto di più di qualsiasi grillino e il vitalizio non me lo sono dato da solo. Ho fatto 25 anni di Parlamento». Ragionamento non dissimile per il sindaco di Benevento e parlamentare di lungo corso Clemente Mastella: «Ho pagato molti contributi, perché non dovrei prendere il vitalizio?» Più articolato l'argomentare di un altro ex parlamentare molto noto, Paolo Cirino Pomicino: «Siamo tutti uguali davanti alla legge - ha detto a La7 - ma abbiamo funzioni diverse. Il vitalizio non è un privilegio, è il riconoscimento della più alta funzione che esiste all'interno di un sistema democratico che è l'attività legislativa e di governo. Dinanzi a questo c'è una facilitazione salariale e naturalmente previdenziale». Secondo Pomicino, il vitalizio serve a garantire a chi è eletto, con il compito di scrivere le leggi, la libertà «da ogni preoccupazione, compresa la preoccupazione del futuro». I 5 - 6 mila euro netti al mese di vitalizio sarebbero quindi il giusto prezzo per l'attività trascorsa di parlamentari o di consiglieri regionali, perché la prospettiva di un ricco vitalizio avrebbe reso i legislatori liberi dalle tentazioni dei corruttori. La storia ha però dimostrato che coprire di denaro i politici non li rende immuni dalle violazioni della legge. Come, del resto, Pomicino sa per esperienza diretta, essendo stato condannato per finanziamento illecito ai partiti con la maxitangente Enimont. In quella sentenza definitiva Pomicino era m buona compagnia; da Bossi a Martelli, da Forlani a De Michelis, ad Altissimo, a La Malfa. Ma ciò non fa che confermare che l'onestà e i comportamenti etici sono valori individuali e non soggetti a quotazioni monetarie. Il secondo argomento di chi difende i vitalizi è più sottile; «Mai riforme in maniera retroattiva», ha affermato l'ex deputato bellunese Maurizio Paniz, il quale è stato incaricato dai colleghi di difendere i propri assegni mensili grazie alla sua attìvità d'avvocato, famoso per aver fatto assolvere persino Alberto Tomba, che aveva superato in auto una coda usando un lampeggiante. «Mai riforme in corso di partita - l'opinione del giurista - è in conflitto con le prerogative democratiche». A suo parere l'unica mossa possibile è aspettare che i percettori di vecchi vitalizi muoiano, cambiando le regole per il futuro. La legge di riforma dei vitalizi in votazione alla Camera, però, prevede il ricalcolo degli assegni anche di chi oggi li percepisce. Con il riconteggio fatto in base ai contributi versati durante l'attività parlamentare. E, visto che i contributi sono modesti rispetto ai vitalizi erogati, è prevedibile che questi saranno pesantemente tagliati. A essere colpiti direttamente saranno alcune migliaia di ex parlamentari, ex consiglieri e i relativi eredi. Ma sono milioni i pensionati italiani che oggi intascano assegni più generosi rispetto ai contributi versati, perché la loro pensione è stata calcolata con il sistema retributivo, più generoso. È l'effetto della riforma Dini del 1995 che spaccò il mondo del lavoro in due, salvando chi all'epoca aveva 18 anni di contributi e taglieggiando tutti gli altri. Così come sono stati favoriti i tanti baby-pensionati, in pensione con 16 anni di lavoro o poco più e magari il riscatto della laurea o del servizio militare. «Eccessi d'epoca secondo Paniz - ma il fatto che ci siano stati non significa che si possano eliminare con un tratto di penna. Diritto acquisito, diritto conquistato. Lo dice pure la Corte europea». Paniz è di destra. Ma a sinistra la pensa alla stessa maniera Mario Capanna, fondatore di Democrazia proletaria, beneficiario di due vitalizi (consigliere regionale e deputato) solo perché per il terzo vitalizio (da eurodeputato) girò i contributi al suo partito. «Io la casta la combatto dal 17 novembre 1967», ha detto Capanna alla Zanzara con riferimento all'occupazione della Cattolica, come se ciò lo rendesse immune da critiche. «Il taglio dei vitalizi è un precedente micidiale per milioni di pensionati e lavoratori. Equivale a dire che è lecito intaccare i diritti acquisiti, che non sono privilegi ma diritti costituzionalmente garantiti. La posta in gioco è questa. Io prendo 5mila euro netti che sono tanti, ma il problema è portare in alto le pensioni più basse non abbassare per invidia quelle più alte». Può sorprendere che la lotta ai vitalizi spropositati sia, per un leader dell'ultrasinistra, dettata dall'invidia o non dal senso di equità. Ma l'argomento di Paniz e di Capanna merita una riflessione non emotiva. La Corte costituzionale, in effetti, è intervenuta più volte sul tema dei diritti acquisiti. E ha stabilito che si può intervenire anche sugli assegni in essere, ma con limiti di proporzionalità, ragionevolezza, con finalità perequative e senza violare il diritto a una «prestazione previdenziale adeguata», tutela che si applica anche ai trattamenti «di maggiore consistenza». Il riconteggio, insomma, non è di per sé illegittimo ma non può portare a una riduzione troppo forte dell'assegno perché ci sarebbe «l'irrimediabile vanificazione» delle aspettative legittimamente nutrite «per il tempo successivo alla cessazione della propria attività».

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