mercoledì 26 luglio 2017

C’era una volta la fontanina - ‘Na tazzulella ‘e cafè

di Filomena Baratto 

Vico Equense - Chi di noi non ricorda La fontana malata di Aldo Palazzeschi, i cui versi brevi, di una parola o due raccontavano lo scorrere della fontana malata. Clof, clop, cloch, cloffete,cloppete, clocchette, chchch...Ogni volta che la si recitava veniva da tossire nel pronunciare tutte quelle onomatopee. La fontana tossiva, era rauca, perdeva gocce e poi si fermava, era silenziosa, per poi ricominciare. Una volta c’era sempre una fontana da qualche parte, sotto cui sciacquarsi le mani, bere di traverso lasciando scorrere l’acqua lungo il viso. Era bello d’estate giocare sotto i suoi zampilli, e anche se ci si bagnava, il sole asciugava tutto in un baleno. A volte sotto il suo gettito ci si lavava i capelli, quando il caldo era insopportabile. Ogni bambino amava divertirsi con l’acqua, dava un senso di libertà, un piacere unico. Spesso c’era la fila ad attendere per riempire qualche bicchiere o bottiglia, o per bere o solo rinfrescarsi. C’era sempre una mamma che lavava il sangue da qualche ferita, o la faccia sudata di bambini che avevano giocato. Altre volte si beveva nel cavo della mano da cui molta acqua scivolava via, restandone ben poca per dissetarsi. E si faceva la corsa a chi prendeva più acqua nelle mani. Ora le fontanine sono solo un ricordo. L’acqua non la si può più sprecare. Tutte sono state chiuse. Le fontane sono malate, prosciugate e l’acqua è diventata un bene prezioso. Aldo Palazzeschi non si meraviglierebbe a risentire la sua poesia, scritta nel 1909, oggi che, più che malata, è rimasta a secco. Egli paragonava la fontana a una persona malata di tisi, e gli procurava una grande tristezza sentirla così affannata. Oggi la fontana è malata per non avere più acqua, l’abbiamo tutta sprecata. Era bello vederla ai lati delle piazze o nei viali con la sua bella voce chiara e fresca a dissetare e a scorrere tranquilla. Era come bere solo a vederla. Ora tutte le fontane sono malate, non di tisi, ma di una malattia che rende ancora più tristi. Non ci resta che avere maggiore cura dell’acqua.

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