Un doveroso omaggio ad una tradizione che si rinnova. Il riconoscimento per una dinastia che ha nobilitato un settore produttivo che caratterizza il territorio
Fonte: Antonino Siniscalchi da Il Mattino
Vico Equense - Aperto a Vico Equense il museo dell'arte casearia Fernando De Gennaro, istituito grazia alla sinergia tra il Caseificio Fernando De Gennaro e la Fondazione Vico Equense Fast. Ubicato in località Pacognano, la struttura è stata inaugurata giovedì scorso. Il Museo De Gennaro custodisce una splendida collezione di attrezzi, utensili e accessori per la lavorazione del latte appartenuti, a partire dal 1850, allo storico e pluripremiato caseificio di Vico Equense. Un viaggio che profuma di passato, dove la storia della Famiglia De Gennaro consolida un indelebile testimonianza culturale e gastronomica. Il Museo Fernando De Gennaro, diretto da Antonio Breglia, propone visite guidate su prenotazione (E-mail: museodegennaro@libero.it - Sito web: www.caseificiodegennaro.it). «Questo museo darà un contributo culturale importante alla nostra città», sottolinea Antonio Breglia, che insieme ai fratelli De Gennaro, Tommaso, Mario ed Emanuele, titolari dell’omonimo caseificio, con la mamma Filomena e alla Fondazione Fast Vico Equense, hanno collaborato per realizzare questa esposizione permanente dell’arte casearia.
Datato 1850, il caseificio De Gennaro conserva grotte e attrezzi di un secolo e mezzo fa. Un vero e proprio museo della memoria quello custodito nel cuore del caseificio De Gennaro. Un piccolo tesoro da ammirare per curiosi e appassionati di storia dell’arte casearia e della lavorazione del Provolone del monaco dop. Ci sono reperti datati 1850 a cominciare dal pavimento. «Anche il pavimento è quello originale della prima lavorazione di formaggi avviata nel nostro caseificio – racconta con orgoglio Tommaso de Gennaro – Le generazioni precedenti alla mia hanno utilizzato questi locali per lavorare e per mettere a stagionare il Provolone del monaco, abbiamo cercato di lasciare l’ambiente intatto per difendere e consolidare la memoria dei nostri antenati. Queste grotte ne hanno visti passare di provoloni e caciocavalli, formaggi e burro, caciotte e fior di latte. Una volta completata la lavorazione, dal piano superiore, si scendeva sotto l’opificio, dove ci sono anche sette gradi di differenza, un vero e proprio toccasana per prodotti delicati come il burro. Ancora oggi i miei provoloni del monaco dop terminano il loro processo di lavorazione fra queste mura». Visitando i locali, sembra di vedere in azione i “monaci” intenti a realizzare i loro provoloni. La storia racconta che gli antichi casari, una volta preparati i prodotti, indossassero mantelli simili agli abiti dei monaci per recarsi al mercato di Napoli a vendere i formaggi. Ecco perché gli acquirenti erano convinti di aver acquistato il provolone direttamente dalle mani del monaco. In Italia sono solo tre i musei dell’arte casearia. Il “De Gennaro” è l’unico ospitato negli stessi ambienti di lavorazione. «Questa iniziativa – spiega il sindaco di Vico Equense, Andrea Buonocore – rappresenta l’orgoglio di un territorio che ha nella pizza e nei formaggi le credenziali che identificano Vico Equense nel mondo».
LA STORIA
La storia del caseificio De Gennaro è legata, fin dalle originali al borgo di Pacognano, dove è stato allestito il Museo. Quando il 15 agosto 1860 nacque Michele De Gennaro, il padre Gaspare già faceva le caciotte con il latte delle sue mucche. Aveva cominciato a soli 14 anni già si recava a Napoli con la barca a vela, come si era soliti fare, per vendere le caciotte e il burro. Michele ebbe ben tredici figli, di cui due femmine che sposarono due fratelli già proprietari di un caseificio. Quando morì Michele, nel 1939, due dei suoi figli, Mario e Michele, continuarono l’attività di famiglia, ognuno per conto proprio. Negli anni ’50, però, Michele chiuse il caseificio e i contadini che portavano il latte al suo stabilimento iniziarono a portarlo a quello del fratello Mario. La famiglia di Mario, come quella del padre, era numerosa: ben sette figli. Tra i maschi c’erano Michele, che aveva il nome del nonno, e Mario, che aveva il nome del padre. Ancora una volta due fratelli di nome Mario e Michele, continuarono l’attività di famiglia e negli anni Sessanta riuscirono a coronare il loro sogno ovvero aprire ben due rivendite di formaggio nel centro della piazza principale di Vico Equense. Giovanni, un altro dei figli di Mario, aprì un ristorante e Fernando, il più piccolo dei fratelli, ad appena venti anni si trovò di colpo a gestire il caseificio data la morte del padre nel 1969. Grazie anche all’aiuto della madre Rosa Fernando riuscì a continuare con successo l’attività paterna. Nel 1972 sposò Filomena ed ebbe tre figli: Mario, Tommaso ed Emanuele che, da cinque generazioni, producono con impegno e passione un formaggio dal sapore unico ed inconfondibile grazie agli ingredienti sempre genuini e naturali.
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