martedì 28 marzo 2017

"Il Pd napoletano partito di bande, serve la politica"

Marco Rossi Doria
Intervista a Marco Rossi Doria 

Fonte: Alessio Gemma da La Repubblica Napoli 

“Mi do i pizzichi sulla pancia per iscrivermi al Pd, figuriamoci gli altri. Però dico a chi come me è libero dalla politica: "Mantenete la sfiducia, ne avete diritto. Ma senza politica non andiamo da nessuna parte". Non riusciremmo mai a interloquire con questioni enormi come povertà, trasporto pubblico, credito, inclusione sociale. Pensiamo veramente che solo col privato e la solidarietà ce la facciamo?». Rieccolo Marco Rossi-Doria, maestro di strada, già candidato sindaco a Napoli nel 2006, e da ultimo sottosegretario all'Istruzione del governo Monti e assessore a Roma. È a lui che guarda il ministro Andrea Orlando per coordinare in Campania la campagna per le primarie in vista della scelta del segretario del Pd. "Orlandiano" all'improvviso? «Se Orlando penserà a me, forse perché capisce che non sono uno che fa compromessi sui candidati. Bisogna rischiare, trovare uomini e donne che siano portatori della loro storia, che non hanno capozzielli da seguire. Non ho truppe, non devo dare conto a nessuno nel Pd napoletano, magari sono considerato un ingenuo, perché certa politica predilige la cazzimma. Un metodo che ha portato il Pd a una serie di sconfitte impressionante». Si candida anche lei a fare il candidato della società civile? Ma il Pd napoletano ci ha già provato... «No, attenzione: chi pensa di fare la battaglia interna per rinnovare il partito è destinato alla sconfitta, perché le rendite di posizione nel Pd napoletano sono invincibili. Per selezionare la classe dirigente nel Mezzogiorno bisogna invece capovolgere il paradigma. Penso che le forze che si muovono nella società devono costringere la politica a cimentarsi con la faticosa soluzione dei problemi, con umiltà. Sia chiaro: nessun esponente del Pd napoletano è in condizione di fare un appello alla cosiddetta società civile. La gente non li crede più».
 
Non è che tecnici e professionisti a Napoli abbiano una sorte migliore. Ha visto le ultime inchieste della magistratura? «Non credo nell'assioma antropologico. Ho visto ragazzi che non andavano a scuola, aiutati dal progetto Chance, che ora vivono a Milano e sono lavoratori europei. Come la mettiamo? Significa che dobbiamo cambiare il contesto. A Napoli è difficile fare squadra e comanda la sciattocrazia. Per uno che fa rigorosamente il proprio mestiere, ce ne sono troppi che raccontano chiacchiere. Ma c'è un mondo m movimento che sta trasformando la nostra realtà con cui troppa politica non sa misurarsi». Ha visto le scene del tesseramento a Miano? Tessere date gratis dai capibastone... «È da troppo tempo così, il partito qui si dedica alla gestione maldestra di bande per il potere. Ma ci rendiamo conto che se qualcuno da fuori vuole fare qualcosa a Napoli non va da questa politica impoverita? Chiama quelli in città che fanno veramente le cose. Dalla parte di chi opera non amiamo elemosinare e perdere tempo dietro alle mediazioni proprio e improprie con i mestieranti della rendita. Non ne vale proprio la pena». In Regione c'è il Pd di De Luca. «Sono molto preoccupato per le scelte programmate sui fondi europei. Spero che sulla formazione professionale ci siano novità vere. Bisogna giudicare alla fine l'opera del governo regionale. Ma De Luca ha uno stile e un metodo accentratore e personalistico che non mi appartiene». Ha due figli: uno fa l'assessore a Salerno e l' altro studia da parlamentare... «Che devo dire, mio figlio fa il ricercatore in Olanda ed è andato via insieme a migliaia di altri ragazzi napoletani». Sta con Orlando, ma fa il rottamatore? «La rottamazione non è un'operazione generazionale. Ci vogliono giovani che studino prima, imparino un mestiere e poi dedichino alla politica il 20 per cento del loro tempo. Devono essere affiancati da esperti che non sono quelli che si guadagnano il pane facendo politica ma poi non sanno risolvere le questioni sul tappeto». I massimi esponenti del Pd napoletano - dai segretari Carpentieri e Tartaglione ai consiglieri Casillo e Topo - rispondono al mix generazionale? «Torniamo ai problemi: siamo la regione con il 50 per cento di poveri, con la crescita di emigrazione che fa paura. Napoli è scesa sotto un milione di abitanti. Tutto questo viene intercettato più dal sindaco che dal Pd, che non ha capacità di analisi e di ascolto. Nel Pd non c'è attenzione a tutto questo, troppi si concentrano nel mantenimento del proprio notabilato». Renzi aveva promesso il lanciafiamme... «Non mi piaceva la metafora. Ma di fatto non si è visto neanche l'accendino». Come vede il sindaco de Magistris? «Ha delle pulsioni peroniste. Se usa i fondi ingentissimi che gli stanno arrivando, sarà giudicato bene». Ci vediamo l' 8 aprile? Orlando sarà a Napoli per la sua conferenza programmatica «Purtroppo quel giorno ho un appuntamento di lavoro. Pazienza. Ripeto, la politica viene dopo. Io ci sono quando mi chiamano per risolvere i problemi: la dispersione scolastica al governo, le maestre da non licenziare a Roma. Ho la sindrome di mister Wolf di Pulp fiction». Ma a Napoli ha già perso una volta. Se perde di nuovo? «Questa volta non sono candidato, faccio il garante. Mi presto a lanciare i giovani, non me». '

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