domenica 26 febbraio 2017

Il voucher piace ai Comuni, record in Campania

Da Benevento a Boscoreale, lavori di manutenzione e alcuni servizi affidati ai precari 

Fonte: Francesco Pacifico da Il Mattino 

La Cgil accusa gli enti locali di essere la nuova fucina del precariato. Di fare «uso anomalo dei voucher nella pubblica amministrazione». La segretaria Susanna Camusso, infatti, parla di «grande bugia», quando «raccontano che i voucher sono utilizzati per risolvere il problema del lavoro nero. In realtà servono per precarizzare ulteriormente e che lo faccia la Pa è particolarmente negativo». Da Boscoreale, comune del Napoletano al settimo posto nella classifica degli enti che più usano i buoni lavoro, il sindaco Giuseppe Balzano le risponde non soltanto di «essere favorevole» al loro uso, ma che «non sono affatto una forma di schiavitù». E come lui la pensano molti dei suoi colleghi della Campania, visto che la regione ha il maggior numero nella lista di amministrazioni che pagano i loro addetti con i ticket da 7,5 euro. Non c'è ancora una data per il referendum abrogativo contro i voucher voluto proprio dalla confederazione di Corso d'Italia, ma la campagna elettorale - forse anche per far dimenticare l'uso dei buoni da parte di alcune federazioni locali dei pensionati dello Spi - si fa sempre più infuocata. Dopo aver denunciato l'abuso delle grandi imprese, ieri la Cgil Funzione pubblica ha messo nel mirino le amministrazioni. In testa alla classifica ci sono sette Comuni, quattro della Campania, che spendono oltre 2,4 milioni di euro.
 
E, ancora più sorprendente, non sono grandi città. Primatista Benevento, dove i prestatori sono stati 201 per un esborso di 721.510 euro. Seguono Padova(135 prestatori per 361.330 euro), Vallo della Lucania(401 per 334.400 euro), Vasto (73 per 266.740 euro), Ancona (89 per 261.350 euro), Trecase (93 per246.140 euro) e Boscoreale (86 per 226.680 euro). A Boscoreale il sindaco Balzano paga così chi si occupa di pulizia delle scuole, tinteggiatura delle aule o degli uffici, realizzazione delle strisce blu e bianche dei parcheggi. A Benevento - ma Clemente Mastella dice di averli ereditati - si è usato questo escamotage per ricollocare ex dipendenti di una segheria nella locale municipalizzata dei rifiuti. A Bho, nel milanese, i buoni sono destinati agli addetti «alla colmatura delle buche stradali», a Gorizia a chi carica sulle proprie spalle i feretri nei funerali, a San Pietro in Cariano (Verona) a chi accompagna gli studenti a scuola. Tutti i Comuni, poi, pubblicano regolare bando e fanno approfondite selezioni. In Italia i lavoratori pubblici sono, sommando anche i precari, quasi 3 milioni. Soltanto negli enti locali, e considerando anche le strutture sanitarie, siamo al milione. Eppure, nonostante il governo punti a ridurre gli organici, le amministrazioni pubbliche hanno sempre più bisogno di addetti. Da qui il ricorso ai voucher.Il turnover introdotto nel 2008 - escono tre dipendenti ne viene assunto uno - ha visto ridurre i dipendenti di 237.220 unità. Nella Pa non si applica la Biagi con i Cocopro, ma soltanto i vecchi Cococo, messi quasi fuori legge dal Jobs Act. Soprattutto, racconta un sindaco che chiede l'anonimato, «ci sono alcune fasce di popolazione, sia per motivi sociali sia per motivi elettorali, dove vanno fatte assunzioni. Magari per qualcuno è anche un mo do di far mettere un piede nelle amministrazioni a lavoratori, che non avrebbero i requisiti e senza farli passare per le graduatorie». Non a caso la segretaria generale della Fp Cgil, Serena Sorrentino, denuncia che «il blocco delle assunzioni ha spostato al di fuori del rapporto di lavoro pubblico fette di lavoro, che hanno tolto opportunità di impiego stabile a tanti». E come forma di outsourcing si e scelta quella meno costosa. Un'accusa che non accetta Balzano: «Grazie ai voucher hanno di nuovo potuto lavorare persone che si sono ritrovate fuori dal mercato dal lavoro».

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