venerdì 23 dicembre 2016

Il regalo sarà quello giusto?

di Filomena Baratto 

Vico Equense - Chiariamo subito che il regalo e il dono sono due cose diverse. Posso regalare un abito ma donare il tempo. E di questi giorni il regalo è un obbligo. Ore e ore a scegliere le cose più significative per i nostri cari, conoscenti, amici, familiari, oppure, in alternativa, comprare la prima cosa che venga in mente, basta che ci togliamo il pensiero, inteso come un dovere. In commercio troviamo di tutto, dobbiamo solo scegliere. Ed è questo il problema: prendere una cosa tra tutte le altre e darle un valore unico. Quello che offriamo deve essere qualcosa che piaccia, serva, sia utile. Con questi intenti andiamo alla corsa del regalo. Lo esige la festa. Se poi i costi sono alti è ancora più difficile e allora ripieghiamo sul “pensierino”, come ci affrettiamo sempre a dire alla commessa. Ma come un pensierino? Sì, qualcosa che faccia capire al destinatario che non ci siamo dimenticati di lui. E corriamo tra le corsie, nei negozi di nostra fiducia, e talvolta finiamo per regalare cose superficiali e stupide. Quel regalo ci deve rappresentare e dire in che considerazione abbiamo la persona a cui lo doniamo. Più scegliamo la qualità e più diventa complicato. Scegliere la qualità sottintende un rapporto profondo con la persona. Cosa penseranno delle nostre forchette o del cappello alla moda, della borsa firmata, dello scialle, del foulard, delle carte da gioco, dell’abito, del telefonino… E’ troppo, troppo poco, molto, insignificante, non apprezzato? Intanto i regali si sono ridotti, si è perso lo sfarzo di una volta. Si cercano cose utili, da usare, che facciano comodo. Deve essere un regalo che resti e ci ricordi quella persona che con tanta cura ha pensato a noi. Il dono è qualcosa di più importante, implica la nostra sfera più affettiva. Donare è mettere a disposizione, con tutto noi stessi, quello che abbiamo. Nel dono non è importante la quantità ma la qualità del gesto.
 
E’ segno d’affetto, di amicizia vera, ma anche solidarietà, presenza. Quando regaliamo il nostro tempo, le nostre azioni, il nostro lavoro, il nostro esserci, forse nessuno lo prenderà per dono, ma se mettessimo la persona a scegliere quello che le stiamo dando con un oggetto, sicuramente sceglierebbe il nostro aiuto. Dovremmo mettere sotto l’albero il “regalo solidale” con tanti pacchetti colorati e in ognuno poter leggere: “Ti dono la mia compagnia o la mia amicizia sempre e non all’occorrenza, ti dono un mio servizio, un’azione sincera, un prendermi cura di te, o un trovarmi ogni qualvolta tu ne abbia bisogno. Sono questi i doni più belli che prendono il nostro tempo migliore, ci rendono tanta esperienza, ci fanno, talvolta, anche star male, ma il fine è quello di servire gli altri ed essere utili. Imparare a pensare per due: io e il mio prossimo vicino. Una volta si chiamavano buone azioni, oggi non esistono più, si reputano quasi offensive, credendo che i fruitori di questi doni possano abusare della nostra bontà e, nell’incertezza, evitiamo. E’ bello mettere sotto l’albero regali e doni, miscelarli sapientemente. Che sia un quaderno o un abito, ogni scelta va ponderata e non lasciata al caso. E se ricevete qualcosa di poco adatto, non piacevole o poco utile, non disperate, è solo un regalo. I Magi si mossero dall’Oriente per portare doni a Gesù, dovevano festeggiare la gioia di trovare il Bambino e il viaggio fu più importante di quello che avevano tra le mani. E così per noi, “smuoverci” per gli altri vale più di quello che diamo.

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