lunedì 17 ottobre 2016

Via Raffaele Bosco

Via Raffaele Bosco
di Filomena Baratto 

Vico Equense - Dire che via Raffaele Bosco a Vico è “una strada” sarebbe riduttivo. Via Raffaele Bosco è “la strada” principale che raccorda tutte le borgate del Comune. Una strada che gira intorno alle colline e che partendo da Vico, dopo un lungo e panoramico percorso mozzafiato, scende dall’altro lato del versante che porta a Seiano. Ci rendiamo conto della sua importanza quando, per qualche motivo, ci sono lavori lungo il percorso, bloccando tutto il traffico. In tutto sono 22 km percorribili in mezz’ora se scorre senza traffico. Si parte con una salita in bella pendenza fino a San Vito, per poi procedere con tornanti e strettoie fino alla stradina per il cimitero a San Francesco, mentre a destra si prosegue per Bonea. Fin qui la strada è stretta e tortuosa e, se si ha la sfortuna di incontrare un pullman o qualche mezzo pesante che viene in direzione opposta, ci si blocca. Dopo Bonea ci sono tratti più lunghi tra un tornante e l’altro fino a Sant’Andrea, un centro abitato, dove le case mostrano gli usci sulla strada, caratteristica questa di molte borgate. Nei tratti più lineari si può ammirare il verde intorno: alberi, vigne, uliveti e stradine di campagna, mentre alzando lo sguardo in alto, si ammirano i versanti del Monte Faito, le colline e in alcuni punti, anche il mare in lontananza. Scorci di panorami che incantano, che portano a distrarsi dalla guida. Nei centri abitati la strada rasenta i muri delle case, con curve profonde dove bisogna rallentare e andare a passo d’uomo. Continuo fin nelle prossimità del semaforo a Massaquano, dove, in attesa del verde, mi ricordo che Raffaele Bosco aveva proprio da queste parti, esattamente presso il rivo delle Vergini, un podere, mentre un’altra sua proprietà era in località Patierno, dopo Massaquano, la cosiddetta “Casina”, molto signorile, chiamata Villa Bosco e sulla cui porta si vedeva la lettera B.
 
Questo possedimento gli veniva da un parente ma molto probabilmente si trattava di suo nonno, che aveva sposato una donna della nobile famiglia Buonocore della stessa contrada. Il semaforo accende verde ed io avanzo lentamente fino al bivio per Patierno, dove proseguo verso Moiano. Raffaele Bosco era nato a Napoli nel 1824, uomo benestante, si laureò in legge, aveva titolo di Marchese oltre che di Cavaliere e di Commendatore. Sposò Giovanna Palomba dalla quale ebbe cinque figli e lavorò presso il ministero dei Lavori Pubblici. Si trasferì a Roma, per motivi di lavoro, in via Massimo D’Azeglio n.33, successivamente cambiò domicilio, sempre a Roma, dove morì nel 1903. Il motivo per cui la strada porta il suo nome è dovuto all’impegno che egli assunse personalmente per far intervenire il Ministero dei Lavori Pubblici nella costruzione della strada. Intanto arrivo a Moiano, proprio alle falde del Monte Faito e continuo verso Santa Maria del Castello. Moiano è molto più ampio rispetto agli altri borghi incontrati salendo. Mi inoltro in mezzo a case e negozi posti quasi sulla strada, in una serie continua molto pittoresca e piacevole, dove bisogna rallentare e dare molte volte la precedenza, fino ad arrivare al bivio per Santa Maria del Castello, ma a questo punto proseguo per Ticciano. La strada si fa meno agevole, con un manto stradale dissestato e ci si inoltra in una fitta boscaglia, uscita dalla quale si alternano alberi a caseggiati. Gli alberi intrappolano la strada come in una galleria. La percorro in fretta, ma anche qui ci sono semafori, tratti con lavori in corso, fossi e buche varie. Il panorama che si intravede mette in secondo piano la non facile percorribilità della strada che qui diventa più stretta passando, come altrove, per i piccoli centri abitati, dopo Ticciano, Preazzano, Arola, Fornacelle, Pacognano, fino ad arrivare a Seiano, poco prima dell’Hotel Moon Valley, sulla Statale 145 che va a destra verso Napoli e a sinistra verso Sorrento. Quando fu dedicata la strada a Raffaele Bosco? Non c’è una data precisa nei documenti ma da testimonianze dirette va collocata tra la fine di gennaio 1897 e la prima decade di marzo del 1903. Ad un’analisi più approfondita dei documenti, possiamo dedurre che, da un testamento del 1897 del notaio N. Aiello, riguardante un certo Antonio Cuomo, quella strada non aveva né nome né numeri, cosa che troviamo invece in un altro testamento del 12 marzo 1903 del notaio Catalano dove viene chiamata “Raffaele Bosco”. La dedica dovette essere apposta tra la fine del 1897 o nel corso del 1898 in quanto le riviste La Riviera, l’Araldo e il Vero Araldo, che avevano un’apposita rubrica per gli atti del Comune di Vico e gli altri della Penisola, dal 1899 a tutto il 1903, non fanno alcuna menzione in proposito. La strada presenta quasi sempre lavori in corsi, per un motivo o per un altro, e questo dipende dal fatto che è l’unica strada che percorre le colline di Vico, con un traffico che negli anni è triplicato, troppo per una strada costruita un secolo fa dove si andava in carrozza. Oltre agli ingorghi che si creano, si aggiungono anche i continui scavi per sistemare i vari servizi che vengono erogati come luce, acqua, telefonia e metanizzazione che mettono a dura prova il manto stradale, il traffico e la pazienza. Bisogna anche aggiungere che per la struttura del territorio, la strada non potrebbe essere vista diversamente da quella che è. La morfologia del terreno e le proprietà private lungo il suo percorso, non permetterebbero di ampliarla ulteriormente e chissà che nel tempo non sarà questa l’unica alternativa. Se ciò accadesse, le toglierebbe quella perfetta aderenza al paesaggio del luogo risultando un elemento antropico visto come un percorso quasi fatto da sè. Ultimamente è stato messo in sicurezza il ponte del Rivo Anaro a Moiano, così come diversi lavori di manutenzione sono stati portati a termine e altri si rendono necessari periodicamente. E’ una strada di collegamento fatta nel rispetto dell’ambiente, che va percorsa entro i limiti di velocità e con andamento tranquillo. La Raffaele Bosco resiste nel tempo ed è diventata la strada per antonomasia a Vico, ben portando il nome del suo benefattore.

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