mercoledì 25 novembre 2015

La violenza sulle donne

Vico Equense, fiaccolata contro la violenza sulle donne 
di Filomena Baratto

Vico Equense - La violenza sulle donne è diventato un luogo comune, ormai se ne parla da tanto e la situazione è sempre la stessa. Non che non si faccia nulla, ma i casi aumentano sempre malgrado si attuino strategie e prevenzione per evitarla. Premesso che ci sono uomini d’oro che sanno amare le donne, che ne hanno rispetto e si confrontano con esse, come d’altra parte dovrebbe essere per ogni essere umano, la violenza ai danni della donna è statisticamente un fatto grave e perpetrato. Per violenza non diciamo solo quella fisica, che pure è la stragrande maggioranza, ma anche quella psichica, quella subdola, che la si conosce solo se la vittima decide di denunciare e parlarne. Sono sempre poche le donne coraggiose, quelle che affrontano battaglie per liberarsi di uomini violenti e bruti. La violenza è perseguita dalla legge ma molto spesso i percorsi burocratici portano a lungaggini che non fanno altro che acuire le ferite delle vittime e finiscono poi, più di quanto si immagini, con lo scagionare il violento, che non farà altro che provarci ancora. La donna è sempre il sesso debole malgrado le conquiste ottenute, lo è per educazione, per tradizione, per plagio, per convinzione, per debolezza e incapacità a controbattere, a lottare e a denunciare. In un sistema ancora maschilista, dove le conquiste della donna si traducono in quei pochi privilegi come il votare, il lavoro, un’indipendenza economica, sono ancora molte le difficoltà che lei incontra per sentirsi alla pari.
 
Ci sono situazioni che una donna non può affrontare, dove risulterà sempre sottomessa e dove la logica maschile cambierà le carte in tavola. Molte persone lamentano il fatto che si parli sempre e solo di violenza al femminile e mai di quella maschile. Sarà anche vero, ma da che mondo è mondo è sempre stata la donna a subire, ad essere zittita, ad essere preda e molto spesso è lei stessa ad avere idee maschiliste respirate in secoli di cultura al maschile. Finanche la letteratura è stata sempre al maschile e bisogna aspettare i primi del novecento per avere donne che hanno cominciato ad analizzare la condizione femminile. Mia nonna era sottomessa all’ultima parola del nonno, e la condizione non è cambiata del tutto, oggi, con la nostra generazione. La debolezza della donna sta, nei casi di violenza,soprattutto in quella domestica, nell’essere lenta a prendere decisioni, a dare sempre un’altra possibilità, in una redenzione ultima che salvi tutti, in un amore infinito mentre per l’altro non è nemmeno l’inizio. E poco importa se per donna intendiamo madre, figlia, sorella… Il coraggio della donna non è nel denunciare, ma nel resistere a tutto quello che una denuncia comporta, a un dolore e una vergogna che spesso la portano a rassegnarsi, come se fosse un destino ineluttabile. La beffa è che l’umiliazione, la violenza, le giunge da quelle persone che più dovrebbero amarla, mentre il nemico si nasconde nel marito, nel fidanzato, nel compagno, nel padre, nello sconosciuto. Ancora più subdola quella violenza che si annida in rapporti che vogliono mostrarsi normali, dove di normale c’è solo l’apparenza. Unioni che sembrano affettuose, atteggiamenti pacifici che nascondono sopraffazioni, ingiurie e quant’altro. In un mondo di maschere la donna ha imparato a mascherare il suo dolore e non per immolarsi come vittima, ma perché per storia e condizione di secoli ha imparato a resistere al male, a gestirlo come se fosse una lezione da apprendere. La violenza la si sconfigge se la si affronta e se ne parla, se alla prima avvisaglia non pensiamo di potercela fare da sole, al primo sentore non crediamo sia solo un episodio e che, situazioni che possono essere ammortizzate sono invece anormali più di quanto immaginiamo. Impariamo a prenderci cura di noi stesse, senza aspettare, l’attesa nel dolore e nel male non è altro che nuovo male che si aggiunge a quello già ricevuto. Parlare in questi casi è la cosa migliore e affrontare con persone esperte il problema può essere la salvezza e tutto si deve per salvare la nostra vita. La violenza sulla donna è un argomento che non può essere affrontato se non ci rendiamo conto anche di quale posizione lei occupi nell’ambito della cultura. Ci sono paesi dove vale meno che niente, dove il suo corpo è solo uno strumento o un campo di battaglia, dove l’uomo sceglie per lei anche quello che deve provare, dove il suo pensiero non conta nulla, dove nasce già sottomessa. Nessun essere deve subire violenza, né uomini, né donne e detto così, in un periodo di violenza gratuita, sembra un eufemismo. Dobbiamo imparare a sconfiggere ogni tipo di violenza per educare alla pace e al dialogo, unici strumenti di confronto. Ogni atteggiamento parossistico nei legami affettivi può risultare deleterio e l’amore non lo si esprime mai con la forza. Tutta la violenza fatta in nome dell’amore è la negazione stessa dell’amore.

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