mercoledì 27 novembre 2013

Un lido al posto dell’Ecomostro: nuovo stop all’accordo di Rutelli

Il Tar boccia il progetto inserito nel piano di recupero dell’ex ministro 

Fonte: Salvatore Dare da Metropolis 

Vico Equense - E’ l’ennesima puntata di una telenovela lunga quasi cinquant’anni con il borgo mozzafiato di Alimuri ormai divenuto tristemente famoso soprattutto per quel gigante di cemento piazzato nel cuore della conca di Meta. Nessuna possibilità di demolirlo, almeno per il momento. Nessuna possibilità di una completa riqualificazione del litorale macchiato dallo scheletro dell’albergo che doveva essere costruito a quattro passi dal mare. Nessuna possibilità di realizzare al posto dell’Ecomostro un lido balneare con l’installazione di un solarium così come previsto in uno dei quattro punti del noto accordo Rutelli datato 1997. Lo ha stabilito l’altro giorno la settima sezione del Tribunale amministrativo regionale della Campania che ha respinto il ricorso presentato nel lontano 2008 da Sa.an. srl, società che acquistò il complesso nel 1993 e a cui successivamente subentrò, nel 2006, Sica srl. Ma dietro l’angolo già spunta la possibilità di appellarsi al Consiglio di Stato. Sa.an., in cui figurava anche l’imprenditrice napoletana Anna Normale, moglie dell’ex assessore regionale Andrea Cozzolino e attualmente europarlamentare del Partito democratico, aveva impugnato la nota del Comune di Vico Equense che, nel maggio 2008, formulò l’esito negativo della conferenza di servizi indetta per approvare il progetto di riqualificazione ambientale dell’area presentato dalla società che intendeva dare esecuzione al terzo dei quattro punti stabiliti nell’accordo Rutelli. Ovvero, la possibilità - in conformità al Piano urbanistico territoriale dell’area sorrentino-amalfitana - di eliminare le strutture di cemento, impiantare della vegetazione «caratteristica» della penisola e soprattutto piazzare strutture turistico-ricreative stagionali «di facile rimozione e di bassissimo impatto ambientale la cui realizzazione sarà oggetto di appositi atti abilitativi rilasciati dal Comune di Vico Equense».
 
Una serie di interventi che, in sede di conferenza di servizi, registrò ben tre pareri negativi. Primo: quello della Provincia di Napoli, che segnalò la necessità di provvedere prima al consolidamento del costone roccioso. Secondo: quello dell’Autorità di Bacino in quanto, secondo l’organismo, le disposizioni del piano di assetto idrogeologico impedirebbero la realizzazione di qualsiasi struttura e lo svolgimento di attività nell’area. Terzo: quello della Soprintendenza statale per la tutela dei beni paesaggistici che disse chiaro e tondo che le opere previste da Sa.an. erano in contrasto al Put e che in ogni caso occorreva innanzitutto un restyling completo della zona. Tre «no» che indussero l’amministrazione di Vico Equense a rigettare il programma della società che, a sua volta, non perse tempo e fece ricorso al Tar. Ora c’è la sentenza dopo oltre cinque anni di attesa. Le motivazioni sono chiare. Stando al giudizio espresso dal Tar, le obiezioni sollevate da Sa.an. sono infondate. La società contestava che lo stop fosse giunto senza che in conferenza di servizi venissero indicate le modifiche progettuali necessarie all’ottenimento dell’assenso per i lavori.

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