sabato 20 aprile 2013

Pd. Cuomo, Piccolo, Topo, Palma: tutti con Renzi

Enzo Cuomo
La moltiplicazione dei renziani. Da Cuomo a Piccolo, da Topo a Palma: parte la migrazione. L`ex sindaco di Portici era alla cena romana dei supporter del rottamatore. Il senatore: Matteo è un leader di grande prospettive 

Fonte: Gimmo Cuomo e Paolo Grassi da il Corriere del Mezzogiorno 

Giovedì sera, a Roma, alla cena dei renziani organizzata in quel di Eataly — presente lo stesso sindaco di Firenze — c`era anche Enzo Cuomo. E l`ex sindaco di Portici ed ex capo dell`Anci Campania, ora eletto senatore fra i democrat, non nasconde i motivi della sua partecipazione: «Insieme a molti amici, tra cui i deputati Salvatore Piccolo e Giovanna Palma, il consigliere regionale Raffaele Topo e un nutrito gruppo di amministratori locali (dal primo cittadino di Pozzuoli Enzo Figliolia a quello di Massa di Somma Antonio Zeno) stiamo costruendo un percorso verso il progetto politico di Renzi. Insieme, infatti, riconosciamo al sindaco di Firenze la leadership intorno alla quale costruire una proposta di grande prospettiva». E ancora: «L`importante , comunque, è tenere dentro le ragioni di tutti, perché il Pd non può più permettersi lacerazioni. A Roma come a Napoli». Cuomo, poi, ricorda, anzi «rivendica» il suo voto per Bersani alle scorse primarie: «In quella fase mi sembrava la scelta migliore e non la rinnego. Ora, però, il quadro generale sta cambiando e la scelta del segretario nazionale di puntare su Marini per la presidenza della Repubblica è stato un punto di non ritorno».

La riflessione sulla nuova linea del partito era iniziata già da tempo per Cuomo, Piccolo e tanti altri esponenti democrat. Ma fino alle elezioni del 25 febbraio scorso era prevalsa la prudenza: alle primarie per la scelta del candidato premier, come detto, pur consapevoli della novità rappresentata da Renzi, avevano sostenuto il capo del partito. Ma la «vittoria mutuata» delle politiche, più simile a una disfatta, e soprattutto le vicende successive al voto, hanno prodotto un`accelerazione. L`ingorgo istituzionale tra i tentativi falliti di formazione di un governo in grado di reggere alla prova delle camere e l`elezione del nuovo capo dello Stato ha finito per acuire la divaricazione tra il percorso seguito da Bersani e quello degli esponenti domocrat napoletani. L`indicazione di Franco Marini per il Colle da parte del segretario, dunque, ha rappresentato la classica goccia che fa traboccare il vaso, specialmente per chi già aveva interpretato il risultato delle politiche come il frutto della radicale volontà di cambiamento reclamata dagli elettori italiani. Del resto, non è un caso che lo stesso Renzi, escluso dalla pattuglia dei grandi elettori provenienti dalle regioni, si sia precipitato a Roma dopo aver manifestato in maniera inequivocabile il proprio dissenso durante l`intervista di Daria Bignardi su La 7. «Votare Franco Marini significa fare un dispetto al Paese», aveva detto il sindaco di Firenze. Un`indicazione precisa, l`efficace sintesi politica di un dissenso crescente verso l`arroccamento dell`estabilishment del partito, fatta propria da Cuomo durante la concitata riunione dei parlamentari del Pd al cinema Capranica. Pur avendo scelto di sostenere Bersani alle primarie, Piccolo, Cuomo, Topo, insieme con altri amministratori locali della provincia di Napoli, hanno sempre mantenuto un ruolo critico all`interno del partito campano fin dal momento della fondazione. Fu, infatti, lo stesso Piccolo a contendere la prima segreteria regionale al candidato dell`allora potentissimo asse Bassolino-De Mita, Tino lannuzzi. Ebbe la peggio, ma raccolse un prezioso 28 per cento del partito, fornendo un contributo importante alla contaminazione tra la cultura moderata e quella riformista. E fu sempre il gruppo degli ex Margherita nella primavera del 2010 a promuovere e sostenere la candidatura a governatore del sindaco di Salerno Vincenzo De Luca, un altro passo decisivo verso l`archiviazione della stagione bassoliniana.

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