venerdì 1 giugno 2012

Prepariamo l’alternativa: per fare cosa?

di Tonino Scala

“Prepariamo l’alternativa a Bobbio: per fare cosa?” È la risposta di Tonino Scala responsabile enti locali di Sinistra Ecologia e Libertà a Nicola Corrado consigliere comunale di Castellammare di Stabia. “A Nicola, al quale mi lega un affetto fraterno e con il quale ho condiviso un pezzo della mia vita non solo politica, dico che non è così che si parla a migliaia di famiglie ed ai loro bisogni. Non è mettendosi supini che si parla a imprenditori per stimolarli ad investire sul nostro territorio per creare nuova occupazione. Il problema non è il piano casa proposto dal sindaco di Castellammare, atto a mio avviso tardivo ed inutile, l’unica cosa che il consiglio comunale poteva fare e non ha fatto per volontà dell’amministrazione comunale, era delimitare l’area di applicazione dello stesso. La politica fa scelte e non lascia al libero arbitrio. Questo l’errore che ha commesso il centrosinistra per troppi anni dove ha governato. E dove ci ha provato, così com’è accaduto nella passata consiliatura si è spaccato e quel travaso di anime in cerca di non so cosa ma posso immaginarlo, ha portato ad una sconfitta che ha prodotto ciò che sta accadendo in città: un disastro sotto ogni punto di vista. Una sola cosa lega l’attuale maggioranza dalla sagra della bancarella, all’apertura della cucina degli incarichi, fino alla sagra di quartiere: interessi che nulla hanno a che vedere con la politica. La cosa che più fa male di questa vicenda tecnica è il dato politico: la posizione di una parte del centrosinistra, che con le motivazioni che hai dato, su queste basi si presenta come alternativa. È stato un bene che Officina Democratica abbia partecipato con un proprio candidato sindaco alle scorse elezioni. Mi dispiace sul piano personale, ci conosciamo da molti anni, siamo amici, abbiamo fatto un pezzo di cammino insieme, non solo politico, ma le strade dovevano dividersi, siamo troppo diversi. Dopo l’ultimo consiglio comunale, ci sono serie difficoltà a poter pensare, di ripresentarci insieme al governo della città. Alternativa?


Non ne vedo, anzi ciò che scorgo con grande rammarico nel tuo gesto è il solco della continuità che sta’ portando Castellammare al disastro più totale. I papocchi non hanno mai aiutato, figuriamoci in un memento difficile come questo. Servono forze omogenee che si candidano a trasformare la città con una visione d’insieme e una sinistra, un centrosinistra non legato al cemento per il cemento. Il problema non è il dialogo con gli imprenditori. Quello deve esserci, ma le regole non le dettano loro. Le detta la politica. Non ci si può chinare solo ed esclusivamente perché se vuoi fare il sindaco devi avere i poteri forti dalla tua parte. Sarebbe sbagliato pensare ad un centrosinistra ad una alternativa su queste basi. La questione non è l’impresa. Questi ultimi fanno il loro mestiere e fanne bene a fare lobby nell’accezione formale del termine. La "lobby" è, per esser precisi, sotto l’aspetto letterale "un gruppo di pressione". Fanno pressione per raggiungere un fine dare “un senso economico” a loro proprietà, nel caso specifico. Nel campo politico, la lobby, si contrappone al concetto di "party", ovvero "partito politico". E quando lobby e party sono la stessa cosa a mio avviso c’è qualche cosa che non va! La vita amministrava dovrebbe essere indirizzata dalla vita politica di un paese seguendo un interesse superiore che accomuna cittadini. La lobby cerca di indirizzarla secondo gli interessi economici di cui i suoi aderenti si fanno portatori. Queste due cose a Castellammare in questo contesto storico, coincidono. La mia non è una posizione ideologia è una constatazione di fatto. La questione è politica ed è collegata come ben sai alla vicenda Put, alla proposta di legge depositata in regione che guarda caso parla di fuoriuscita di Castellammare da uno strumento legislativo che non ha ingessato la città, l’ha protetta. Oggi è possibile con varianti intervenire. Quando si fa una variante però, bisogna presentare un progetto che serve alla città, un progetto che ha delle finalità ben precise, un progetto, diciamo, che fa del bene al territorio, se così possiamo dire. Con il piano casa della regione Campania, basta una semplice comunicazione per trasformare capannoni in città. Da anni c’è un gruppo di pseudo imprenditori che vuole con una semplice lettera creare città senza standard, così si guadagna di più si creano dormitori e questo non aiuta le città a crescere. Su quest’atto poi c’è stata la rottura della precedente amministrazione. A mio avviso si sta provando a cancellare dal Put solo ed esclusivamente un pezzo del territorio, che guarda caso, coincide con le aree escluse da quella legge becera che è il piano casa regionale, non nell’interesse della città, ma di pochi: sempre gli stessi. È su questo che bisogna costruire il nuovo, l’alternativa? Lo sviluppo della nostra città deve partire dalle case? L’anagrafe edilizia ci dice questo? Case e per chi? Per i cassaintegrati che vedono il loro reddito mensile assottigliarsi? Per gli operai dell’Avis che nel progetto vedono industrie e case nello stesso sito? Acquisteresti una casa adiacente ad un’area industriale? O è l’ennesima balla che si racconta a disperati? Non è un tabù ragionare su alberghi in quell’area, su posti letto, che necessitano di manodopera, lavoratori per costruirli e per il dopo. È un tabù pensare solo ed esclusivamente alle tasche di pochi. E che ne sarà del porto turistico, della zona a terra? In quelle aree faremo anche case visto che è tutto bloccato da anni e nessuno parla? E Fincantieri? Tra qualche anno ci sveglieremo e diremo che in quell’area serve sviluppo, e se un imprenditore dirà case a go go ci rimetteremo supini per dire si grazie? Castellammare la linea di costa ha bisogno di altro sviluppo, concertato con le imprese ma con la testa che pensa al pubblico, alla cosa pubblica e all’interesse della città. Con queste affermazioni e con gli atteggiamenti assunti c’è, come dire, una sorta di divorzio consensuale tra noi. Sel deve lanciare nelle prossime settimane gli stati generali della città per costruire un nuovo e rinnovato centrosinistra su basi che non siamo quelle prodotte in queste ore. Castellammare non può permettersi una alternativa di facciata, l’alternativa deve essere nei metodi e soprattutto nei contenuti politici. Mi dispiace per l’affetto che mi lega a te e ai tanti amici e compagni di Officina Democratica, ma non ci siamo, che dire? per utilizzare una battuta che rende bene l’idea: Si lobby, no party!”

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