venerdì 1 giugno 2012

Maestri d’ascia: a Sorrento, nel porto di Marina Piccola, un’arte che non vuole scomparire

Il cantiere Tramontano, unico superstite, rischia lo sfratto

Sorrento - Una volta era un mestiere di rilievo nei vecchi cantieri navali, nei quali le imbarcazioni erano ancora costruire prevalentemente in legno; ora la carpenteria navale, si basa principalmente sulla vetroresina. Ma l’antico mestiere di “lavorare il legno” non è scomparso, almeno a Sorrento, nel borgo di Marina Piccola, sede anche dell’attuale porto turistico della città del Tasso; ancora resiste alle intemperie, è proprio il caso di dirlo, il maestro d’ascia Antonio Tramontano, almeno fin quando non si concluderà l’iter giudiziario che vede i proprietari del “monazero” intenzionati ad utilizzare l’immobile per altri scopi. Lo storico monazero, sopravvissuto anche alcune alluvioni, dove negli anni sono state effettuate opere di costruzione, manutenzione, riparazione e restauro di storici gozzi e lance sorrentine, si può considerare, a ragione, un vero e proprio monumento storico della carpenteria sorrentina; ultima testimonianza di una tradizione marinara che non vuole morire. Un museo, è proprio questo il sogno del maestro Tramontano, che da garzone rilevò poi l’attività nel lontano 1982, spendendo tutta la sua vita in questo luogo di lavoro e passione, insieme con le “barchette sorrentine” frutto della sapiente opera manuale; questa l’idea, almeno per evitare che, all’esito del procedimento giudiziario di sfratto, questo piccolo luogo della memoria storica sorrentina diventi l’ennesimo locale o esercizio commerciale. La speranza è che l’ultima testimonianza di arte marinaresca del porto di Sorrento, non venga posta nel dimenticatoio: un desiderio per rendere il “monazero” un vero e proprio sito culturale a disposizione della città e dei turisti, come testimonianza del lavoro dei maestri d’ascia sorrentini. Un’occasione che il Comune di Sorrento, con il Sindaco titolare della delega alla cultura e l’assessorato al demanio non dovrebbero farsi sfuggire, magari cercando di trovare una soluzione di mediazione con i proprietari, per evitare che si perda l’ennesimo pezzo di storia della nostra penisola.

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