mercoledì 28 dicembre 2011

Salviamo il Made in Italy, accordo con la Coldiretti

Vico Equense - La Giunta Comunale ha approvato l’ordine del giorno della Federazione provinciale della Coldiretti di Napoli per la valorizzazione e la difesa del Made in Italy. L’organizzazione agricola sta chiedendo ai rappresentanti delle istituzioni, dell’economia di prendere parte alla mobilitazione che vuole porre fine alla “vicenda Simest”, un caso di “utilizzo improprio di risorse pubbliche”, destinate non alla promozione del made in Italy autentico, bensì alla produzione e distribuzione di prodotti alimentari nati all’estero, presentati come italiani, ma che nulla hanno a che fare con il tessuto produttivo del Paese. “In un momento di grave crisi in cui il nostro Paese è alla ricerca di azioni e risorse per il rilancio dell’economia e della crescita occupazionale, il Made in Italy, e in particolare quello agroalimentare, è universalmente riconosciuto come straordinaria leva competitiva e di sviluppo del Paese. – afferma il direttore della Coldiretti di Napoli e della Campania, Prisco Lucio Sorbo – Abbiamo numeri ed eccellenze da difendere nella nostra provincia, nella regione Campania e in tutto il territorio. L’intervento che abbiamo chiesto, ai Sindaci, a tutti i presidenti dei consigli comunali, ai presidenti dei Consorzi di Tutela, va nella direzione di dar man forte alla nostra iniziativa contro le frodi alimentari.” Da qui la proposta, rivolta a tutti gli Amministratori: approvare un ordine del giorno che esprima condivisione per la battaglia di Coldiretti, chiedendo al Governo di porre fine a questa situazione insostenibile, rivolgendo ogni azione alla “tutela, valorizzazione e promozione del vero Made in Italy”, cioè quello che nasce nel territorio italiano a partire dai frutti dell’agricoltura italiana. “Condividiamo i principi generali di questa iniziativa. - ha commentato il Sindaco Gennaro Cinque - La Giunta comunale si è anche impegnata ad intraprendere iniziative per impedire l'uso improprio di risorse pubbliche per la commercializzazione sui mercati esteri di prodotti di imitazione ‘italian sounding' e, ovviamente, a favore della promozione dell'autentico ‘Made in Italy'.”

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