sabato 26 novembre 2011

Donne, la violenza non si combatte a parole

“In una giornata così importante e significativa, che ci ricorda, dolorosamente, che il fenomeno della violenza sulle donne è ancora troppo diffuso nel mondo e affatto arginato, il fatto che una donna straniera dopo aver denunciato una violenza abbia ricevuto, come premio, la reclusione in un CIE, sconvolge e lascia esterrefatti”. Lo dichiara Antonio Palagiano, deputato e responsabile sanità dell’Italia dei Valori, nell’annunciare un’interrogazione ai Ministri della Salute, degli Interni e della Giustizia, sulla vicenda della donna violentata a Bologna, che, lo scorso agosto, dopo aver denunciato l’aggressore viene immediatamente richiusa, dalle forze dell’ordine, nel CIE della città perché irregolare. “Un Paese che si dichiara civile, che a parole, ogni giorno, combatte qualsiasi forma di violenza, è in grado di umiliare, nel rispetto delle sue discutibili regole, una donna vittima di un gravissimo sopruso rinchiudendola in un centro di espulsione solo perché non presenta tutte le carte in regola al momento della denuncia. Prima di essere un’immigrata - prosegue Palagiano - Adama – questo è il suo nome – è una persona che ha subito una delle violenze più atroci che si possano commettere: la privazione del suo corpo oltre che della propria dignità, e perciò, in un Paese civile, dovrebbero esserle garantiti tutti i più elementari diritti”. “Non possiamo inoltre dimenticare che i 13 Centri di identificazione e di espulsione italiani sembrano più dei “lager” che dei centri di accoglienza. Con una situazione sanitaria al limite della decenza, l’inagibilità di molte delle strutture e metodologie di trattamento che si avvicinano molto di più a quelle della detenzione punitiva che dell’ospitalità. Oltre al danno - conclude il deputato IdV - , dunque, per Adama, nel nostro Paese c’è la beffa. E allora non credo serva celebrare la giornata contro la violenza sulle donne se poi il colore della pelle o la sigla su un documento continuano a contare molto, troppo di più della dignità umana e dei più elementari diritti dell’uomo”.

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