martedì 29 marzo 2011

Conferenza Nazionale Immigrazione

Vico Equense - Il 25 e 26 marzo a Roma, il Partito Democratico ha organizzato la conferenza nazionale sull’immigrazione. Un appuntamento importante, non solo alla luce degli ultimi avvenimenti nazionali, ma anche per le ripercussioni a livello locale e denota l’impegno di tutto il partito su una questione che spesso è trattata in modo superficiale. "Al di là di paure, - afferma Amalia Durazzo, responsabile dei diritti civili della segreteria campana del PD - di angosce e di giuste (per certi aspetti) preoccupazioni, l'immigrazione rappresenta anche una grande occasione di sviluppo. Sono quasi 5 milioni gli immigrati in Italia e assicurano allo sviluppo della nostra economia un contributo notevole: sono pari, infatti, a circa il 10% degli occupati come lavoratori dipendenti, sono titolari del 3,5% delle imprese, incidono per l'11,1% (più o meno quanto la FIAT) sul prodotto interno lordo, pagano 7,5 miliardi di euro di contributi previdenziali, dichiarano al fisco un imponibile di oltre 33 miliardi di euro. I contributi previdenziali che gli immigrati pagano nei prossimi anni serviranno sempre di più a pagare le nostre pensioni. Inoltre, cosa sarebbero le nostre famiglie senza le tante badanti che si occupano dei nostri anziani non autosufficienti, con lo Stato latitante?



E' ovvio che il fenomeno va regolamentato e vanno avviate politiche di inclusione, riconoscendo, tra l'altro, il diritto di cittadinanza a quelle ragazze e ragazzi figli di immigrati che sono nati in Italia, frequentano scuole italiane e spesso conoscono solo la lingua e la cultura italiana. Il problema della sicurezza si risolve con una intelligente politica dell'accoglienza. Nel corso del Forum D'Alema ha dichiarato "se non pratichiamo una politica dell’accoglienza e valorizzazione delle qualità umane, in futuro sarà difficilissimo attrarre talenti e persone che possono rivitalizzare il nostro Paese. Il rischio paradossalmente è che diventiamo il Paese di persone che costringiamo ad essere clandestini, a discapito della nostra sicurezza". Recentemente a New York il Presidente Napolitano ha dichiarato "ci sono ogni tanto delle posizioni, delle reazioni un po' sbrigative a livello di opinione pubblica", ma non dobbiamo dimenticare che "noi siamo fra i paesi europei ultimi arrivati come paese di immigrazione essendo stati in passato il numero uno come paese di emigrazione". Non possiamo dimenticare quello che siamo stati. Fino a pochi decenni fa siamo stati un paese di emigranti. Nel secolo scorso 14 milioni di Italiani sono emigrati per l'America e sono stati la fortuna di quei paesi. Allo stesso modo l'emigrazione dalle regioni meridionali verso le Città industriali del Nord è stato per l'Italia un grande motore di sviluppo. Ovviamente inclusione significa anche lotta alla clandestinità (non ai clandestini), modifica della attuale Legge Bossi-Fini, che produce clandestinità, avvio di politiche di convivenza civile e sociale al fini di creare un nuovo progetto per l'Italia che prevede un'alleanza fra Italiani ed Immigrati per lo sviluppo dell'Italia. Una buona politica – conclude l’esponente democratica - significa anche gestire in maniera civile i fenomeni straordinari come quelli di questi giorni, senza confondere immigrati e profughi da zone di guerra, come fa qualche Ministro per cavalcare paure e raccattare qualche voto facile".

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