domenica 27 febbraio 2011

Diffamazione su Facebook, denuncia per una 40enne di Vico Equense

Sorrento - Denunciata per avere divulgato ingiurie e denigrazioni sul social network Facebook si appresta a subire un processo per il reato di diffamazione aggravata dal mezzo di pubblicità con una pena che può arrivare fino a tre anni di reclusione con possibili risarcimenti danni per migliaia di euro. E’ successo nella terra delle sirene dove un giovane avvocato sorrentino collegandosi con la bacheca pubblica del proprio profilo di Facebook ha scoperto una serie di pesanti e spregevoli oltraggi rivolti alla sua persona da uno sconosciuto che non ha lesinato disprezzabili offese anche nei confronti delle qualità personali dell’utente del social network. Ad essere denunciata per il reato commesso è stata una donna, una 40enne di Vico Equense, che dopo avere attivato in maniera immaginaria un account di Facebook intestandolo ad un uomo, ha preso di mira un giovane avvocato di Sorrento che dopo avere scoperto le pesanti frasi a lui rivolte ha denunciato tutto ai militari dell’Arma. L’immediata indagine fatta partire dai carabinieri diretti dal luogotenente Nicola Mariniello e coordinati dal capitano Massimo De Bari della compagnia dell’Arma di Sorrento ha permesso agli inquirenti di risalire all’effettivo responsabile delle offese lanciate all’avvocato sorrentino attraverso Facebook grazie alla collaborazione con il dipartimento di sicurezza del social network con sede negli Stati Uniti, nella città di Palo Alto della contea di Santa Clara, nella baia di San Francisco in California. Le indagini hanno permesso ai carabinieri di Sorrento di individuare con esattezza l’utente che nel particolare momento in cui erano partite le ingiuriose offese aveva avuto accesso all’account intestato in maniera mascherata ad uno sconosciuto. Grazie alla tracciabilità della rete informatica i carabinieri hanno scoperto la vera identità della 40enne di Vico Equense in seguito denunciata e che dovrà rispondere in tribunale del reato di diffamazione commesso attraverso il social network Facebook ai sensi dell’art.595 del codice penale che punisce di fatto l’inserimento di frasi offensive e notizie riservate su mezzi di divulgazione determinando pregiudizi e ripercussioni negative sulla reputazione della persona colpita. Ignoti al momento i motivi che avrebbero spinto la donna a comportarsi in tal modo utilizzando un mezzo di pubblicità, diverse le ipotesi al vaglio degli inquirenti, tra queste la gelosia o un rapporto professionale finito male. (Fonte: di Vincenzo Maresca da il Giornale di Napoli)

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