sabato 29 gennaio 2011

Eco a Sorrento narratore per l’utopia dell’isola felice

Sorrento - L’isola e il viaggio raccontati attraverso «le fantacorrispondenze» sulle rotte di San Brandano, il monaco irlandese vissuto nel VI secolo, protagonista di un’avventurosa navigazione nei mari del Nord alla ricerca del Paradiso Terrestre, caratterizzano il ventunesimo numero dell’Almanacco del bibliofilo, presentato ieri nella Sala consiliare del Municipio di Sorrento. La pubblicazione è promossa dall’Edizioni Rovello per conto dell’Aldus Club, l'associazione internazionale di bibliofilia, presieduta da Umberto Eco. L’intervento dello scrittore, saggista, filosofo, massmediologo e bibliofilo, è stato introdotto dal saluto del sindaco di Sorrento, Giuseppe Cuomo e dalla presentazione dell’opera del direttore Mario Scognamiglio e di uno dei più celebri collaboratori dell’Almanacco, Gianni Cervetti. Il volume, che annovera, tra gli altri, scritti di Paolo Albani, Annalisa Bruni, Matteo Collura, Oliviero Diliberto, Mauro Giancaspro, Salvatore Carrubba, Gianandrea de Antonellis, Gianfranco Dioguardi, Curzia Ferrari, Giuseppe Marcenaro, Antonio Mereu, Maurizio Nocera, Pietro Spirito e Armando Torno, è una fantasiosa antologia con una raccolta di testi che ripercorrono una indagine avventurosa, un itinerario ricco di imprevisti alla ricerca di qualcosa che non c'è, che non può esistere, ma che vive nei cuori e nelle menti. Umberto Eco, che oggi pomeriggio alle 16 incontrerà i lettori presso la libreria Tasso, ha letto il testo del suo scritto che apre l’antologia con il titolo «Perché l’isola non viene mai trovata», focalizzato su mete immaginarie, spicchi di terre trovate e smarrite in mezzo al mare. «Le nostre fantasie sulle isole si muovono, ancora ai giorni nostri – ha spiegato Umberto Eco - tra il mito di un’isola che non c’è, e cioè il mito dell’assenza; quello di un’isola che c’è troppo, e cioè il mito dell’eccedenza; quello di un’isola non trovata, o mito dell’imprecisione e quello di un’isola non ritrovata, ovvero un mito della perdita. E sono quattro storie diverse». La continua e affannosa ma quanto mai avvincente ricerca dell’utopica isola felice che muove l’uomo nell’arco di tutta la sua vita. «È che il fascino delle isole è proprio quello di perdersi – aggiunge Umberto Eco - il fascino eterno dell’isola rimane quello celebrato da Guido Gozzano: ”Ma bella più di tutte l’Isola Non-Trovata: quella che il Re di Spagna s’ebbe da suo cugino...Invano le galee panciute a vele tonde, le caravelle invano armarono la prora: con pace del Pontefice l’isola si nasconde, e Portogallo e Spagna la cercano tuttora. L’isola esiste. Appare talora di lontano, tra Teneriffe e Palma, soffusa di mistero...S’annuncia col profumo, come una cortigiana, l’Isola Non-Trovata. Ma, se il pilota avanza, rapida si dilegua come parvenza vana, si tinge dell’azzurro color di lontananza...». (Antonino Siniscalchi il Mattino)

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