giovedì 23 dicembre 2010

Università: Finocchiaro, riforma foglia di fico

"La riforma Gelmini è una foglia di fico ai tagli alla scuola, all'università e alla ricerca imposti da Tremonti. Questa legge si sovrappone alla vergogna di quei tagli e, più che una riforma Gelmini, è una riforma Tremonti, è più un taglio di risorse per il futuro che un progetto organizzativo e culturale per l'università. E spiace che il ministro non abbia ritenuto di ricevere e ascoltare gli studenti preferendo, invece, seguire Tremonti incarnando l'idea che l'università sia un costo piuttosto che un investimento". Lo ha detto in aula al Senato la presidente dei senatori del Pd, Anna Finocchiaro, dichiarando il voto negativo del suo gruppo al ddl università. "Il governo Berlusconi va in direzione contraria rispetto agli altri Paesi europei - ha proseguito - che, proprio 'a causa' della crisi e non 'nonostante' la crisi, scelgono di togliere risorse a molti capitoli ma non a quello dell'istruzione, della ricerca e dell'università. Per il governo italiano, invece, università e ricerca sono un costo e non un investimento: il risultato e' che, per non aver voluto ascoltare quello che veniva proposto da studenti, ricercatori e forze di opposizione, il governo taglia il futuro dei nostri ragazzi esasperando disuguaglianza e disparità. Gli istituti universitari non sono in grado di garantire a tutti un adeguato livello di formazione. E il movimento che si sta mettendo in scena in Italia mostra una questione politica di prima grandezza e cioè che in Italia esistono le massime punte di disparità. Sul mercato lavoro, sul welfare che e' solo per i lavoratori occupati. E' disuguale l'accesso all'istruzione tra i ragazzi del Sud e i ragazzi del Nord e su queste disuguaglianze si sarebbe dovuta cifrare la riforma. Cercando, poi, di tenere insieme la forza e la misura. E chi governa, rispetto a questo, ha una responsabilità ancora più alta". "In questo Paese - continua Finocchiaro - una riforma dell'università è necessaria: i saperi si sono trasformati ed e' necessario che l'università cambi le modalità della sua organizzazione, e della sua produzione. Ma la riforma non e' all'altezza di questa sfida. Quattro sono i principi che avrebbero dovuto ispirare una grande riforma: autonomia, responsabilità, valutazione e merito. Ma la riforma Gelmini contraddice clamorosamente questi principi perchè: riduce l'autonomia dei singoli atenei; compromette l'assunzione di responsabilità delle università e, quindi, la possibilità di una valutazione e selezione dei loro meriti. La legge, poi - continua Finocchiaro - peggiora le condizioni per il diritto allo studio, riduce le borse di studio, non disegna alcun progetto di welfare studentesco, non da' attenzione al merito". (AGI)

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