martedì 23 novembre 2010

Pino Daniele: ci ho messo la faccia, me ne pento

«Io come altri artisti che mi raggiunsero in piazza del Plebiscito due anni fa ci misi la faccia, poi le istituzioni non sono andate avanti col progetto. Non ci sono buoni e cattivi: c’è solo un grande caos istituzionale che rende difficile governare». Parole amare da Pino Daniele, l’artista che 1’8 luglio del 2008 promosse con un concerto-evento in piazza del Plebiscito un progetto di sensibilizzazione sulla raccolta differenziata. Daniele prestò anche il suo volto a una serie di spot che raccomandavano ai napoletani l’importanza di imparare a fare la raccolta differenziata. L’autore di Napul’è ‘na carta sporca, in quell’occasione sfidò anche i mugugni degli intellettuali di sinistra, chiamato all’impegno dalla ministra dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo, non si sottrasse e diede il suo contributo alla campagna di educazione civica. Due anni dopo siamo punto e a capo e Daniele non nasconde la sua amarezza. «Non c’è un piano di trattamento e gestione dei rifiuti – dice – . Credo che ora l’unica soluzione sia quella di trovare cave adatte per sversarli che però non arrechino danni alla gente e all’ambiente, poi si vedrà con l’eventuale costruzione di termovalizzatori all’avanguardia». Il mascalzone latino (che proprio oggi pubblica il suo nuovo cd Boogie boogie man, un ritorno alle sue origini, al blues) nel 2008 mise in gioco la sua immagine per difendere la città, lanciando un messaggio di grande impegno civile utilizzando il suo brano più famoso: «Napule nun è na carta sporca e a gente se ne importa». Daniele nel pezzo «’o scarrafone» cantava: «Questa Lega è una vergogna». La pensa ancora così? «No, oggi dico che sono tutti una vergogna. Sono più seri gli artisti che i rappresentanti delle istituzioni. La cultura è fondamentale per un paese, serve a tener viva un’idea, le nostre radici». L’artista nel corso della presentazione del suo nuovo cd, rispondendo a una domanda, fa anche una riflessione su Roberto Saviano: «Sono nato in mezzo alla camorra e da quello che so, se vogliono fare fuori qualcuno perché ritenuto da loro pericoloso, ci riescono, come hanno con Falcone e Borsellino. Evidentemente non ritengono Saviano così pericoloso. Ma lui fa bene a parlare. Le mafie sono un cancro che si può estirpare solo con l’educazione, l’informazione: il male si combatte col bene». E una canzone che può fare? «Per quelli della mia generazione faceva tanto. Prima le canzoni avevano un riscontro sociale, creavano un movimento grazie alla sinergia che si creava col pubblico. La nostra era un’esigenza generazionale, oggi la musica non suscita più interesse». (di Carmine Aymone da il Corriere del Mezzogiorno)

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