martedì 30 marzo 2010

Pd, un'inversione di tendenza?

Le elezioni regionali 2010, oltre a registrare lo straripante successo della Lega, mettono in evidenza anche la crisi del Partito Democratico. Il partito di Bersani prende meno voti rispetto al 2005. «Non intendo cantare vittoria per l'esito delle elezioni ma neanche accettare una descrizione dei fatti di sconfitta del centrosinistra». Così il segretario del Pd, ha esordito nella conferenza stampa all'indomani del voto regionale. «Come coalizione - ha detto in conferenza stampa - rispetto al dato delle europee abbiamo avuto ovunque un nostro avanzamento. L'insieme dei dati regionali dà ragione del fatto di fondo: se guardiamo i dati di coalizione dalle europee ad oggi abbiamo sostanzialmente un dimezzamento delle distanze dal centrodestra». «Questo - aggiunge - mi fa dire che c'é un segno di inversione di tendenza». Quanto al Pd, Bersani spiega: «avanziamo di circa un punto e rispetto a tutti gli altri partiti alle europee, c'é solo la lega nord che avanza dello 0,9 per cento». Domanda: perdere Piemonte, Lazio, Calabria e Campania rappresenta un'inversione di tendenza? Mantenere la Puglia con un governatore non del Pd e sfiorare la vittoria nel Lazio con una candidata non del Pd rappresenta un'inversione di tendenza? Il suo secondo commento è ancora poco felice: "Al Nord, e soprattutto in Piemonte, Grillo ha tolto voti un po' a noi, un po' a Di Pietro. Sarà anche vero, ma è brutta questa cosa di guardare alle cause esterne a sé. Beppe Grillo, ovviamente, non ci sta: “Se il centrosinistra perde noi non c'entriamo”. Antonio Di Pietro, è l'unico che riconosce la vittoria degli avversari, e a Bersani dice chiaramente: "Il Pd deve riflettere sulla necessità di un cambio generazionale nelle sue fila e non accontentarsi di quello che gli viene imposto dalle nomenclature". A buon intenditor...

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