domenica 23 agosto 2009

L’ecomostro di Alimuri, lo scempio protetto della costiera sorrentina

Gli operai si sono presentati pochi giorni or sono di buon mattino e hanno iniziato a trafficare sul rudere. Erano lì per demolire finalmente l’ecomostro di Alimuri, l’albergo abusivo e incompiuto, che da 42 anni deturpa la costa sorrentina al confine tra Meta e Vico Equense? Nossignore. Erano lì per avviare i lavori di ‘protezione’: un’imbracatura di reti metalliche per impedire ai bagnanti di avventurarsi sui cinque piani di solai sgretolati, pericolosi trampolini di folli tuffi, e per salvare la struttura dal costone retrostante che si sta sfaldando. L’immagine del Regno di Sottosopra, dove gli abusi non si abbattono, ma si tutelano e si infiocchettano. Così magari escono meglio in fotografia. Eccolo, il più longevo ecomostro della costa sorrentina e forse del Paese. Lo scheletro di cemento di quel che doveva essere un hotel da cento stanze, 2 mila metri quadrati e 18 mila metri cubi. Costruito grazie a una sciagurata licenza del 1962, poi annullata quando ormai il rudere aveva preso forma. Passato indenne a tre inchieste giudiziarie, ai raid della Goletta Verde di Legambiente al grido “abbattiamolo”, a una girandola di cambi di proprietà e all’accordo per la demolizione siglato nel 2007 dal ministro dei Beni Culturali Francesco Rutelli con la Regione Campania, la Provincia di Napoli e i titolari dell’immobile. Domanda: che mercato ha un abuso edilizio che tutti vorrebbero per decenza vedere raso al suolo? Chi non è del ramo non saprebbe cosa rispondere. Sappiamo però che l’ecomostro cambia di mano tre volte negli ultimi venti anni. Nel 1988 viene rilevato da La Conca srl per 240 milioni di lire. Che nel dicembre 1993 cede alla Sa.An per un importo nel frattempo lievitato a 2 miliardi e 700milioni di lire. Nell’ottobre 2006 subentra Sica srl. Sia in Sa.An che in Sica srl compare la signora Anna Normale, imprenditrice, rampolla di una notissima famiglia napoletana, dal 2003 moglie di Andrea Cozzolino, bassoliniano dirigente locale dei Ds che nel 2005 diventerà assessore regionale alle Attività Produttive e nel giugno 2009 risulterà il primo degli eletti del Pd all’Europarlamento nella circoscrizione Sud. Appuntiamo queste notizie e torniamo all’ecomostro. E’ brutto, fatiscente e pericoloso. Perché affaccia sul mare e così qualche incosciente si inerpica sulla struttura per azzardare un tuffo o ammirare il panorama, infrangendo l’ordinanza di divieto di transito per pericolo caduta massi e attraversando i buchi di una recinzione da pollaio. Infatti ogni estate qualcuno si ferisce. Negli ultimi due anni tre ragazzi sono finiti in ospedale. L’ultimo all’inizio di quest’estate: ha ceduto il solaio di un balcone del secondo piano, il giovane è precipitato sugli scogli e ha rischiato di rimanere paralizzato. D’inverno le cose non vanno meglio: il luogo si popola di spacciatori e tossici. L’invocata demolizione pare avvicinarsi nell’estate del 2007, con la firma della convenzione promossa da Rutelli. Il costo dell’abbattimento, del ripristino del fronte mare e del costone alle spalle del manufatto verrebbe così spalmato: 600mila euro a carico del governo e della Regione, 500mila a carico dei privati che in cambio ottengono una nuova licenza per costruire un altro hotel di pari cubatura a Vico Equense. Ma le condizioni dell’accordo fanno gridare allo scandalo il presidente della commissione Ambiente del Senato Tommaso Sodano (Rifondazione Comunista) e altri trenta parlamentari. “Condizioni troppo vantaggiose per i privati – afferma Sodano in un’interpellanza – perché oltre alla discutibile distribuzione dei costi, c’è anche una clausola che include la possibilità che un qualsiasi incremento delle spese ricada solo sugli enti pubblici”. Una martellante campagna stampa del Corriere del Mezzogiorno, che sottolinea il legame tra l’imprenditrice proprietaria dell’immobile e l’assessore più potente della giunta Bassolino, di fatto manda a gambe all’aria l’intesa ministeriale. La signora Normale però invia al Corriere del Mezzogiorno una lunga lettera nella quale fa scalpore un passaggio: “Probabilmente se non fossi la moglie di Andrea Cozzolino sarei in lizza per un premio, nell’anno delle Pari Opportunità, per essere donna e imprenditrice. Invece il grande scandalo o colpa è che mio marito è un uomo impegnato politicamente, ergo io traggo benefici nei miei affari. Ma ho sempre svolto la mia attività nel rispetto delle norme e vorrei continuare a farlo”. Il direttore Marco Demarco aspetta tre giorni, poi le risponde con un’editoriale pungente: “La signora Normale – scrive Demarco – si è chiesta come mai, invece di sollevare inutili obiezioni sui probabili conflitti d’interessi, a nessuno sia ancora venuto in mente di proporla una medaglia al valor civile. Lo facciamo noi, perché in una Regione in cui non si riesce a riciclare una bottiglia di plastica o una sola lattina di cocacola, la signora Normale ha trovato il modo, rottamandoli, di riciclare gli ecomostri”. E non è poco. Conclusione: lo scheletro di cemento armato doveva andare giù entro il 31 ottobre 2007 e invece è ancora lì, mentre i fondi per la demolizione sarebbero stati stornati. E c’è un’ulteriore, recentissima, coda giudiziaria. La Procura della Repubblica di Torre Annunziata ha iscritto nel registro degli indagati il sindaco di Vico Equense, l’azzurro Gennaro Cinque, per omissioni di atti d’ufficio. Si indaga sulle presunte carenze nell’installazione della cartellonistica per segnalare i divieti di accesso nell’area recintata, riscontrate dopo l’ennesimo infortunio di quest’estate. (di Vincenzo Iurillo da antefatto.ilcannocchiale.it)

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Finchè il mostro riimane di proprietà dellafamiglia dell'on. Cozzolino c'è poco da fare.
Ci possiamo sbattere quanto vogliamo ma è più realistico sperare in una frana del costone che seppellisca quell'obbrobrio.
Saluti.

Anonimo ha detto...

forse si potrebbe travestirla da rovina romana!