giovedì 30 luglio 2009

Pd, oltre ottocentomila iscritti

Sono 820 mila 607 gli italiani che si sono iscritti al Pd. Certo, sono meno di quel milione a cui ammontavano gli iscritti di Ds e Margherita, ma sono «tesserati veri», dicono al Pd, non ci sono le «anime morte» che avevano caratterizzato anche la Quercia e la Margherita. Il dato è stato reso noto ieri, insieme all’annuncio che sono rimasti in tre i contendenti per la segreteri: Pier Luigi Bersani, Dario Franceschini e Ignazio Marino, con l’esclusione per insufficiente numero di firme del ”quarto uomo“, Amerigo Rutigliano. La prima fase del congresso è riservata agli iscritti, che dovranno selezionare i candidati che andranno alle primarie del 25 ottobre (occorre ottenere almeno il 5% tra i tesserati). A questa prima fase avranno diritto di voto 820 mila 607 cittadini. «Sono tutti vivi e vegeti», ha detto sorridendo Roberto Montanari, responsabile nazionale per l’Attuazione dello statuto del Pd. Insomma, il milione messo come asticella era frutto di tesseramenti gonfiati, come si disse anche nel 2007 all’epoca dei due congressi di Ds e Dl. Nelle regioni meridionali numeri mostruosi in Campania (119 mila 469) e in Calabria (58 mila 454 iscritti su 1,8 milioni di abitanti). In testa resta comunque l’Emilia Romagna con 140 mila 179 tessere. Franceschini ha lanciato un appello: «Chi vince il congresso non sia tritato subito dopo». Immediato il sì di Massimo D’Alema: «Sono d’accordo, chi vince il congresso deve essere messo nelle condizioni di governare il partito. Come ha detto Bersani, valorizzando tutte le forze, tutte le personalità che ci sono in questo partito». Franceschini ha incassato l’appoggio non solo di Sergio Cofferati ma anche della sinistra interna che fa capo alla Cgil. Intanto, Ignazio Marino ha deciso che è il momento di far parlare gli avvocati dopo le rivelazioni del ”Foglio“ sulla vicenda dei rimborsi gonfiati che aveva chiesto all’università di Pittsburgh nel 2002, da direttore del centro Trapianti Ismett di Palermo. L’università Usa contestò a Marino «irregolarità nella gestione finanziaria» poste in essere non solo «in modo intenzionale e deliberato», ma anche «in modo ripetuto nell’arco di molti mesi». Il senatore-chirurgo s’è detto pronto a querelare l’ateneo americano e la stampa italiana per diffamazione. (il Mattino)

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