venerdì 22 agosto 2008

La DC evocata che non risorge

Nel giro di pochi giorni si sono succeduti incontri e polemiche all'interno del mondo cattolico che hanno suscitato qualche preoccupazione nei partiti di Berlusconi e di Veltroni, dando la sensazione che stiano maturando interessanti novità sia in vista della cosiddetta Costituente di centro, sia in rapporto alle battaglie intorno al federalismo fiscale e alle elezioni europee che movimenteranno i prossimi mesi. Un appuntamento in Campania tra De Mita, Mastella e Casini è parso una conferma della possibilità o almeno della speranza di dar vita ad una nuova formazione di centro, ispirata al modello della Democrazia cristiana e in grado di svolgere quell'opera di mediazione di cui il Paese avrebbe forse bisogno per superare le asprezze e le lentezze del bipartitismo, non risolte, anzi accentuate dalla creazione del nuovo Partito democratico, in parte per debolezza di leadership', in parte e soprattutto per la discutibile compatibilità tra le due culture politiche, la comunista e la popolare, che vi sono confluite. Per una singolare coincidenza, l'incontro tra Casini e i suoi più anziani amici ha seguito di pochi giorni la scomparsa di Antonio Gava, con le polemiche seguite sugli aspetti meno limpidi del famoso voto di scambio, nonché un'interessante inchiesta di Formiche - periodico vicino all'Udc e di ottima impostazione culturale - sulle prospettive di una resurrezione democristiana, prospettive che la stessa rivista circonda di molte ragioni di perplessità, legate soprattutto all'avvento del nuovo Papa e all'uscita di scena del cardinale Ruini. Ma eminenti personalità cattoliche, come l'ex segretario generale della Cisl Savino Pezzotta e una vecchia gloria del popolarismo campano come Gerardo Bianco, si sono pronunciate nettamente per l'aggregazione di una forza politica intermedia «in cui l'ispirazione cattolica sia assunta come orizzonte». Bianco è stato anche molto polemico con Prodi che, a suo giudizio, avrebbe potuto salvare il Partito popolare e non volle farlo, preferendo nel solco della tradizione dossettiana l'intesa con gli eredi del Pci. L'impressione è che al successo di una resurrezione democristiana si oppongano molti ostacoli: non solo la scarsa consistenza organizzativa nazionale di un gruppo logorato dagli anni e dalle incertezze (Casini, pochi giorni dopo l'incontro con De Mita e uno sconsolato Mastella, ha ventilato l'ipotesi di un ritorno dell'Udc all'ovile berlusconiano), ma anche e soprattutto gli orientamenti della Chiesa. La denuncia di un possibile ritorno del fascismo da parte di Famiglia Cristiana è stata criticata in Vaticano, ma il successivo intervento del Papa sui problemi dell'integrazione di immigrati e rom ha ribadito la primogenitura che la Santa Sede rivendica in tema di politica sociale, rubando per così dire il mestiere ai nostalgici dello scudocrociato, ma alimentando preoccupazioni e sospetti anche nel ‘‘milieu'' governativo. In poche parole, il varo del federalismo fiscale e la preparazione alle elezioni europee promettono battaglie infuocate, tanto più che in sottofondo ribolle il magma dell'angosciosa crisi economica delle famiglie. (Antonio Ghirelli da il Corriere del Mezzogiorno)

Arriva il federalismo ma i leader campani fanno finta di niente
Napolionline - la citta vista da dentro - venerdì 22 agosto 2008

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