sabato 24 maggio 2008

Candidature …

«D’ora in poi le candidature si stabiliscono tutte con le primarie così le decidono i cittadini». È questa la ricetta che lancia Walter Veltroni, leader del Pd, dal palco del Piccolo Teatro di Milano dove questa mattina si sono ritrovati i rappresentanti dei circoli del Pd lombardo. E questo varrà «anche per le prossime amministrative», ha precisato Veltroni per il quale «se il Pd ripiomba in logiche antiche allora si sbaglia».

Candidati

La sua candidatura aveva già fatto storcere il naso a molti, che l’avevano digerita con la necessità di un “patto tra i produttori”. Ma ora che siede in Parlamento, l’ex presidente di Federmeccanica, Massimo Calearo, si sbottona: «Il Pd? Non lo considero di sinistra». Ecco perché ha accettato un posto a Montecitorio: «Sono un uomo di centro che ha trovato spazio in un partito riformista», spiega in un’intervista a Libero. E non usa giri di parole per rispondere alla domanda: «Che diavolo ci fa uno come lei nel Pd?». «L'ho appena spiegato ad alcuni colleghi molto potenti in Confindustria – ribatte – “Dovreste solo ringraziare di avere uno che la pensa come voi che ha contribuito in maniera importante a lasciare a casa la Sinistra arcobaleno e che, stando dall'altra parte, può mantenere anche nella minoranza le idee dell'impresa e del mercato"». Insomma, lui e Confindustria la pensano allo stesso modo, «io – dice – resto imprenditore dalla punta dei capelli alla punta dei piedi». Peccato che il discorso di insediamento della neo presidente Emma Marcegaglia abbia raccolto soprattutto i favori di Berlusconi, che si è congratulato dicendole: «È il nostro programma». Spiega di non essersi candidato con An per il semplice fatto che Fini aveva glissato sull’ipotesi di fare un ministro veneto. Alla fine, il governo, di ministri veneti ne ha tre: Maurizio Sacconi, trevigiano, ministro del Lavoro e delle Politiche sociali; Renato Brunetta, veneziano alla Funzione Pubblica; Luca Zaia di Conegliano, titolare delle Politiche agricole. Chissà se Calearo si sta mangiando le mani. Di certo, promette, non esiterà a votare i provvedimenti della maggioranza che lo dovessero convincere, in particolare in materia di impresa: «Grazie a Dio viviamo in una democrazia». Dove i candidati, ahinoi, non si possono scegliere.

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