sabato 29 marzo 2008

Campania, D´Alema fa scudo a Bassolino "Non fate dispetti, ci giochiamo l´Italia"

Ormai sono mille chilometri. «Presidente, anche di più». È la scorta che tiene il conto. Mille chilometri, e neppure uno normale. Sulle vie di Napoli e provincia, in questa campagna elettorale che chiama matta e disperatissima, Massimo D´Alema si sente come sulle montagne russe. «O si va su o si va giù. O trovi le emergenze o trovi le eccellenze». Ha infilato finora 29 appuntamenti in agenda, tra una missione a Parigi e un comizio in Puglia. «Se la sera non sei stanco, non sei un buon candidato». Ancora lo invitano, il candidato D´Alema. «È un viaggio incredibile. Scopri che qui è più facile costruire un pezzo raffinatissimo per un aeroplano che togliere un sacchetto dalla strada». Ora può metterla anche così, ai bordi delle strade che l´azienda comunale dichiara ufficialmente a "cumuli zero". Sono smaltiti i rifiuti arretrati, non i problemi che hanno portato a Napoli da capolista del Pd alla Camera il ministro degli Esteri e vicepremier di Prodi. È la missione impossibile chiestagli da Veltroni, colmare uno spazio vuoto nella terra in cui il Pd non poteva farsi propaganda col governatore Bassolino e il sindaco Iervolino. Due dei suoi 45 saggi. Serviva uno scudo. «Sono l´avvocato della Campania», ammette ora D´Alema dinanzi alle "cause" che si accumulano. L´ultima è la mozzarella alla diossina, che giovedì l´ha tenuto al telefono con Livia Turco fino a mezzanotte. «Sia chiaro che non ho smesso di mangiarla». Non solo. Gli è finita addosso che era un problema, e ora sta provando a farla diventare un boomerang contro «il centrodestra che ci sta speculando». Per farne un´arma da spendere in favore del Pd. Come coi rifiuti. «Bisogna entrare nell´animo di chi ti sta davanti». Si chiama Effetto Orgoglio. «Guardate come vi descrivono». È l´interpretazione dalemiana del sentimento diffuso tra la gente. Tra i manager della grande distribuzione che gli chiedono: la sinistra cosa ha fatto per noi? Nel disincanto dei ragazzi di Scampia e dei metalmeccanici di San Giovanni a Teduccio. Tra gli scienziati del centro di biotecnologia avanzata, i diportisti di Mergellina, industriali e artigiani, docenti di agraria, operai del metrò. Tappare e cucire. Arginare il malcontento. Come quello dell´altra sera a cena in una villa dell´alta borghesia napoletana, con Riccardo Villari al suo fianco. E poi una replica sull´anticamorra a Saviano e una scossa ai sindaci delusi: «Datevi da fare. Cercate confusi e indecisi. Dite che abbiamo capito la lezione». Quella gente tra cui D´Alema avverte «un misto di umiliazione e di protesta, l´amarezza per come sono andate le cose e l´orgoglio ferito di chi non vuole essere rappresentato così». Così significa coi rifiuti in strada e le mozzarelle avvelenate. «Siamo sotto attacco. Una campagna di annientamento». In giro c´è solo la sua faccia sui poster del Pd e sullo slogan scelto: "Sud, non sudditi". Qualcuno doveva prendersi il partito e i suoi problemi sulle spalle, nella terra in cui il presidente della Regione è sotto processo per i rifiuti, due assessori della sua giunta e cinque consiglieri della maggioranza arrestati in pochi mesi. Coi bassoliniani in sindrome da accerchiamento, i demitiani in crisi da isolamento, i sindaci delusi perché fuori dalle liste, Nicolais con l´investitura di Veltroni. La vera ombra che segue i passi di D´Alema è il futuro di Bassolino. La linea: «Ora si vota per il governo del Paese. Poi deciderete di fare un bilancio su luci e ombre». Deciderete. Voi campani, non Roma. Per ora così dice. «Una riflessione equilibrata, ricordando le macerie su cui s´è costruita una stagione. Non credo che per fare un dispetto a Bassolino e Iervolino, i napoletani vogliano consegnare il governo a Berlusconi e la Lega». Con Bassolino sarà il 9 in piazza Plebiscito, nel giorno dell´arrivo di Veltroni. In 500 ieri l´hanno accompagnato in corteo alla Casa del popolo nel quartiere Ponticelli. «Preside´, e Bassolino?». E lui a parlare di Berlusconi. «Una volta aveva una ricetta: meno tasse. Oggi è un re taumaturgo che propone se stesso e i figlioli. Sia alle precarie carine sia all´Alitalia, Capisco che c´è quel detto che ogni scarrafone… però si tratta di ipertrofia dell´ego». E via di nuovo. O su o giù. (Angelo Carotenuto da la Repubblica)

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